Carabinieri-rapinatori: Prisco ucciso con un solo colpo

Carabinieri-rapinatori: Prisco ucciso con un solo colpo
di Francesco Gravetti e Mary Liguori
Martedì 31 Marzo 2015, 12:41 - Ultimo agg. 18:06
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Un solo proiettile, entrato e uscito dal corpo, è stato sufficiente a togliere la vita a Pasquale Prisco, il 28enne imprenditore di Ottaviano morto nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo una rapina nel suo supermercato, proseguita con un inseguimento e culminata in un conflitto a fuoco sulla strada statale 268. Il primo responso dell'autopsia è stato chiaro.

A sparare sarebbero stati, secondo la procura di Nola, sia Jacomo Nicchetto che Claudio Vitale, carabinieri in forza al Battaglione Mestre, trasformatisi in rapinatori.

Dunque, non soltanto Nicchetto, come si era detto in un primo momento. Sopraffati dallo stesso Pasquale, dal fratello Donato Prisco e da almeno altri dieci di dipendenti del market, i due avrebbero sparato con le pistole d'ordinanza per difendersi: così loro hanno raccontato ai magistrati.

I proiettili hanno raggiunto otto aggressori, ma solo Pasquale non ce l'ha fatta e ha perso la vita nell'ospedale di Sarno, dove era stato operato. Ieri mattina, l'autopsia effettuata al II Policlinico di Napoli da Maurizio Saliva, il medico legale incaricato dalla procura di Nola, ha fornito ulteriori chiarimenti alla dinamica dell'omicidio: il referto ha rilevato un foro in entrata e uno in uscita, un unico colpo che ha spappolato il fegato a Pasquale Prisco e ha danneggiato anche altri organi interni.

A questo dato si aggiunge un altro elemento, emerso dall'ordinanza di custodia cautelare e dal decreto notificato ai legali per la perizia medica: secondo il pm Carla Bianco a sparare, nel pomeriggio di mercoledì, sono stati entrambi i carabinieri. Sia Vitale che Nicchetto, dunque, hanno aperto il fuoco.

Le forze dell'ordine hanno rilevato che i bossoli presenti sulla strada statale 268 del Vesuvio appartenevano, appunto, alle due pistole d'ordinanza, ma ciò nonostante restano molti i punti oscuri della vicenda, che le indagini dovranno ancora chiarire. Gli indagati, tutt'ora ricoverati per fratture ossee di grave entità sia alla faccia che agli arti, hanno raccontato che l'arma è stata loro estratta dalla fondina da uno degli aggressori. Un particolare emerso solo ieri, ma proveniente dal verbale dall'interrogatorio di convalida del fermo di venerdì. Il racconto dei due carabinieri non è lineare e, secondo quanto reso noto, Vitale ha perso i sensi dopo lo schianto sulla 268 quindi per questo ha qualche difficoltà a ricordare nel dettaglio tutte le fasi della colluttazione. Lo stesso vale per Nicchetto: resta così il giallo della seconda pistola.

Un sospetto che sin da subito si era insinuato nelle indagini e che adesso sembra quasi una certezza. In un primo momento si era ipotizzato che la seconda arma fosse stata nelle mani di uno dei componenti del gruppo di picchiatori, ma a quanto pare la procura ritiene che non solo Nicchetto, ma anche Vitale abbia sparato. Determinante per chiarire questo aspetto sarà però l'esame sul proiettile estratto dal gluteo di Nicchetto, in esame al Racis di Roma: se si tratta di un 9x19, sarebbe la prova che si è ferito da solo (magari aveva il colpo in canna quando ha estratto l'arma dalla fondina) o che sia rimasto vittima del "fuoco amico", ovvero si sia beccato un colpo esploso dal suo collega.

In caso contrario, ovvero se il bossolo non corrispondesse a quello usato per l'arma d'ordinanza dei carabinieri, sarebbe la prova che sulla 268, mercoledì pomeriggio, qualcun altro, oltre ai due carabinieri, ha usato una pistola. Tanti sono ancora i lati oscuri di una vicenda che ha destato clamore ad Ottaviano e non solo. Mancano all'appello quattro persone, almeno secondo il racconto degli indagati che al gip hanno raccontato che gli aggressori erano dodici e non otto.