«Qui si fa così, vieni con noi sennò ti spariamo»: minacce forti, rivolte agli imprenditori vittime delle estorsioni, per chiarire come agivano i sei operai e sindacalisti di Fincantieri finiti ieri mattina in carcere.
E ancora pestaggi, danneggiamenti e furti delle attrezzature appartenenti alle ditte dell’indotto. Fino ad arrivare a scioperi “pilotati” e finalizzati alla paralisi. Il tutto, in cambio di un posto di lavoro per parenti ed amici. Così nell’ordinanza dei magistrati oplontini compaiono i nomi di Antonio Vollono, Francesco Amoroso, Catello Schettino, Nicola Tramparulo e dei fratelli Catello e Ferdinando Scarpato.
Nelle pagine che scorrono, sfilano le intercettazioni (telefoniche ed ambientali) e gli episodi di minacce nei confronti dei titolari di due aziende e dei loro familiari.