La morte di Davide Bifolco: ipotesi di omicidio colposo per il carabiniere

La morte di Davide Bifolco: ipotesi di omicidio colposo per il carabiniere
Mercoledì 4 Marzo 2015, 20:17 - Ultimo agg. 5 Marzo, 09:00
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Omicidio colposo per imperizia nel maneggiare le armi: è l'ipotesi di reato formulato, al termine dell'inchiesta della Procura di Napoli, nei confronti del carabiniere che il 5 settembre scorso uccise con un colpo di pistola il 17enne Davide Bifolco che non si era fermato a un posto di blocco al Rione Traiano.

L'avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato firmato dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dal pm Marilena Persico.

Il legale del carabiniere, l'avvocato Salvatore Pane, ha sottolineato che dalle indagine è emersa la ricostruzione fornita dall'indagato, ovvero quella del colpo partito accidentalmente dalla pistola durante l'inseguimento.

«Nei prossimi giorni prenderemo visione degli atti - ha detto il penalista - L'indagine ha comunque smentito le altre ricostruzioni che erano state formulate, come quella secondo cui il carabiniere avrebbe, con il braccio teso, puntato l'arma in direzione del ragazzo».

«L'avviso di chiusura delle indagini per la morte di Davide Bifolco significa una sola cosa: che la notizia di reato relativa a quanto accaduto la notte del 5 settembre 2014 nel quartiere Traiano di Napoli è decisamente fondata. E che il pm, se non viene convinto all'archiviazione da atti successivi, richiederà il rinvio a giudizio».

Lo dichiara il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani. «Dunque, non era scontato, come in tanti hanno voluto far credere - aggiunge il parlamentare Pd - che si trattasse di un banale incidente, privo di qualunque responsabilità, né tanto meno di una inevitabile reazione al comportamento illegale del ragazzo e dei suoi amici».

«Di conseguenza è interesse di tutti - conclude Manconi - che le indagini si svolgano nella maniera più accurata, senza pregiudizi di alcun tipo e nella consapevolezza che un ragazzo di 17 anni non può morire così, qualunque siano le condizioni sociali, lo stile di vita e le cattive amicizie».