Agostini: «Valentino, Ferrari e Ducati: l’Italia vincente riparte dai motori»

di Fulvio Scarlata
Lunedì 30 Marzo 2015, 23:38
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«Vedere i piloti italiani e i motori italiani che sono tornati a dominare il mondo delle corse è una gioia travolgente: ha ricordato i tempi di Agostini, quando vinceva un pilota italiano con una moto italiana». La sua domenica di emozioni motoristiche la racconta così, parlando di se stesso in terza persona, come Maradona, come i grandissimi, gli indimenticabili, i dominatori dello sport. Giacomo Agostini è rimasto lì, incollato a vedere le immagini incredibili, impensabili e insperate tra la F1 e il MotoGp, con il rosso Ferrari e Ducati a sfrecciare sotto la bandiera a scacchi, come la sua MV Agusta del 1972 o la Yamaha (quella bianca e rossa) alla 200 Miglia di Daytona del ’75, e con i volti da bambini felici dei piloti, quello di Vettel «che però è ancora un ragazzino», e quello di Valentino che a 36 anni «corre come quando aveva 20 anni».

Come si è sentito nel vedere quelle immagini?

«Una gioia incontenibile. Domenica è stata una giornata che ci ha riconciliato con il mondo dei motori dopo tanti anni».

Ha impressionato l’abilità tattica dei vincitori: Vettel con la sua capacità di gestire la tenuta della Ferrari fino all’ultimo giro, Rossi che ha recuperato posizione dopo posizione in modo machiavellico, quasi senza forzare...

«Senza forzare? Ma lì ha dato il massimo. Stiamo parlando di Valentino, uno che ha una grandissima esperienza. Quando si è avvicinato al terzetto di testa, con Lorenzo, Dovizioso e Iannone, ho subito capito che avrebbe vinto lui perché ha tanta professionalità, è davvero difficile fregarlo».

Non si può avere tutto, ma non è mancata, per le gioie tricolori, la vittoria della Ducati?

«La Ducati ci ha fatto sognare. È vero, non ha vinto, ma è la prima gara con una moto nuova e hanno tempo di sviluppare la GP15 essendo di categoria diversa rispetto agli altri piloti. Non mi sorprenderei di vedere la Ducati presto sul gradino più alto del podio».

Quello che ha impressionato della Desmosedici è la velocità: sul rettilineo nella notte araba, la Ducati ha stregato come le storie di Sheherazade. Ma basta la velocità per vincere un Mondiale?

«Sì, la GP15 è velocissima, ma non basta per conquistare il titolo perché sono importanti il telaio, la frenata, la stabilità...e il pilota, ovviamente. Però è davvero una bella soddisfazione vedere una moto italiana che riesce a sviluppare un motore tanto più veloce delle case giapponesi».

Cosa è mancato a Dovizioso per riuscire a battere Rossi?

«Ma Dovi non stava gareggiando con uno qualsiasi, lottava con Valentino, uno che è stato nove volte campione del mondo. Difficile trovare qualcosa che non ha fatto bene».

Lei di corse ne ha vissute tante, sia quelle vincenti ma anche quelle più difficili. Che cosa è successo a Lorenzo negli ultimi giri?

«Il pilota spagnolo è calato vistosamente, ha dichiarato di avere problemi al casco...non so, è difficile capire che cosa è successo in pista, si può pensare tante cose, magari si era innervosito come è sembrato anche per il modo con cui ha gestito la moto».

Nel 1974 al termine della 200 miglia Daytona, Roberts disse: «Non posso credere che Agostini sia un essere umano». Lei come definirebbe Valentino?

«Uno che non smette di meravigliarci. Mai. È straordinario, a 36 anni stava lì a correre come se avesse ancora 20-22 anni, sembrava un ragazzino».

Come un ragazzino ha invece esultato Vettel al termine del Gp di Malesia...

«Ma Vettel è un ragazzino, non ha ancora 30 anni».

Quel suo urlo, quel «grazie, grazie» ripetuto in italiano che effetto fa?

«Vettel è stato davvero carinissimo: esultare in italiano è stato un segno di grande sensibilità verso l’Italia e quella Ferrari che è uno dei nostri simboli».

Sorpreso dalla forza della Ferrari?

«Decisamente sì. È stato impressionante vedere non solo il tedesco davanti ma anche Raikkonen che ha rimontato tutti nonostante avesse forato al primo giro. La Ferrari è riuscita a dare vita ad una grande macchina. Finalmente perché erano anni che aspettavamo: tra auto e moto, l’Italia finalmente è tornata a trionfare».