Alfano: il fardello dei profughi non può pesare solo sul Sud

di Gigi Di Fiore
Venerdì 24 Aprile 2015, 22:42 - Ultimo agg. 23:11
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Lunedì sarà a Napoli, per partecipare ad una riunione del comitato nazionale per l’ordine pubblico. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, esamina le emergenze di queste ore: immigrazione, ordine pubblico, la morte del cooperatore Giovanni Lo Porto.



Ministro Alfano, come valuta la riunione europea sul dramma immigrazione?



«È stato un primo passo verso una strategia globale su questo tema. Certo, non si può risolvere tutto in un giorno. Abbiamo però ottenuto, a mio parere, risultati importanti».





Di che tipo?



«Saranno triplicati i fondi per le operazioni Triton e Poseidon. E poi finalmente, in questa emergenza, si allargherà l’impegno agli altri Paesi europei finora esclusi. Ma c’è un altro punto che ritengo importante».





Si riferisce sempre all’idea di poter distruggere i barconi dei trafficanti di immigrati?



«Sì, siamo consapevoli che si tratti di un’operazione possibile solo in un quadro di legalità internazionale. Significa ottenere prima un ampio appoggio politico. E per questo è stato affidato a Federica Mogherini un mandato per ottenere consensi su una missione internazionale di questo tipo».



Nei confronti di quale interlocutore?



«Certamente l’Onu. Bisogna lavorare per una strategia generale europea. Naturale che, se da un lato si deve pensare a rimpatriare i migranti che non hanno diritto di protezione internazionale, dall’altra bisogna rivedere le regole dell’accoglienza che devono coinvolgere tutti».



Si ripete che i migranti fuggono da guerre e persecuzioni: quali dati si hanno sulle richieste di asilo?





«Oltre la metà dei richiedenti aveva diritto alla protezione. È una grande emergenza internazionale, per la quale sono inadeguate le regole di un quarto di secolo fa. Mi riferisco al regolamento di Dublino, che stabiliva l’obbligo, per il primo Paese di approdo, di ospitare i richiedenti asilo».



Non sono troppo lunghe le procedure sulla richiesta di asilo?



«Le abbiamo sveltite ad agosto per decreto. Abbiamo più che raddoppiato il numero delle commissioni e creato sottocommissioni, rendendo possibile l’esame del richiedente anche da un solo componente della commissione. Resta però l’esigenza di una forte azione di polizia internazionale con la distruzione dei barconi».



Avete già chiare le strategie e le modalità di questo tipo di intervento?



«Un modello è l’operazione Atalanta contro la pirateria in Somalia. Dovrebbe attuarsi un’azione simile contro i trafficanti e l’Italia ha le carte in regola, con professionalità, esperienza e capacità, di candidarsi a leadership di quest’attività preventiva da condurre insieme con gli altri Paesi».



Pensa che possa realmente arrivare un appoggio internazionale su quest’azione?



«Credo di sì. Anche gli Stati Uniti considerano il traffico di immigrati dalla Libia una priorità internazionale. Finora abbiamo subito gli effetti negativi dell’intervento contro la Libia di Gheddafi e anche le conseguenze dell’inerzia internazionale sul traffico di esseri umani da quelle coste. Ora bisogna cambiare registro».



L’accoglienza è un altro nodo spinoso: non c’è eccessiva differenza tra le diverse regioni italiane nell’ospitare gli immigrati?



«Certamente. L’accoglienza è maggiore al sud. Basti pensare che la Sicilia subisce il 90 per cento degli arrivi e si sobbarca il 21 per cento dell’accoglienza. Va riequilibrato il sistema».



Anche se al nord c’è più chiusura sull’ospitalità da dare agli immigrati?



«Non si può chiedere più solidarietà all’Europa, se al nostro interno la solidarietà non è ugualmente diffusa. Cercheremo di fare le cose con il maggiore consenso possibile da parte degli amministratori locali. Per questo, dopo la riunione del luglio scorso, ne promuoveremo un’altra a inizio maggio con le amministrazioni locali per stabilire regole e orientamenti comuni».



La morte di Lo Porto: gli Stati Uniti sono stati carenti nelle informazioni all’Italia?



«Il presidente Obama ha informato il premier Renzi mercoledì scorso. Prima doveva verificare l’esatta identità degli occidentali morti per i bombardamenti americani, poi informare le famiglie».



Lunedì, la sua partecipazione a Napoli alla riunione del comitato per l’ordine pubblico. Come mai?



«Abbiamo sempre particolare attenzione per la situazione napoletana. Dopo l’arrivo del nuovo prefetto, è giusto fare il punto sulla sicurezza e la prevenzione della criminalità organizzata e comune in Campania».



Avete già degli interventi da annunciare?



«Decideremo alla fine della riunione. Nel 2014, la delittuosità in Campania è diminuita dell’un per cento, ma Napoli e l’intera regione restano una trincea nella nostra strategia nazionale sulla sicurezza».



La sicurezza e gli stadi: gli striscioni contro la mamma di Ciro non dimostrano che i nostri stadi restano gruviere?




«Stiamo facendo di tutto per far tornare gli stadi luoghi di divertimento per le famiglie. Lo dimostra l’identificazione di chi portò quegli striscioni all’Olimpico. Siamo al lavoro per rendere sempre più efficaci i controlli».



Nel suo partito, la presenza di Nunzia De Girolamo è diventato un caso scomodo?



«Siamo un partito dove si discute e dove c’è dialettica politica. Tutti possono esprimere le loro opinioni».



Nessuna esasperazione, neanche dopo la chiusura della sede Ncd a Benevento voluta dalla De Girolamo?



«Non mi sembra che questo sia argomento da trattare per fare polemica».



Il nodo alleanze, non c’è contraddizione tra i vostri alleati alle elezioni regionali e la vostra presenza nel governo Renzi?



«Abbiamo ripetuto che la nostra presenza nel governo, decisa ai tempi del Pdl, è dovuta alla necessità di affrontare la crisi economica e di attuare riforme necessarie al Paese».



E il quadro delle alleanze per le elezioni del 31 maggio?



«In 5 regioni su 7 abbiamo candidati della nostra area. Nel Veneto, c’è un candidato che ha grande forza territoriale. In due casi, Campania e Liguria, appoggiamo candidati di Forza Italia. Non vedo contraddizioni».



La vostra intesa con l’Udc avrà un banco di prova alle Regionali?



«Senza dubbio.
Siamo una forza di area moderata e popolare. Alle Europee abbiamo superato un importante sbarramento, raccogliendo più di un milione di voti. Tanti sperano che il nostro partito entri in difficoltà, ma sono sicuro che il progetto Ncd-Udc reggerà e si allargherà, come già sta accadendo per queste elezioni regionali».