«Noi dannati dei vagoni tra degrado e ritardi»

«Noi dannati dei vagoni tra degrado e ritardi»
di Paolo Barbuto
Martedì 6 Ottobre 2015, 23:26 - Ultimo agg. 23:41
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«Giovane... giovane... giovaneee», il ragazzo passa senza biglietto, si volta e fa una risata beffarda. L’uomo che sta ai tornelli per verificare che ognuno abbia il titolo di viaggio, prova ad alzare la voce però non muove nemmeno un passo per fermarlo. Si rivolge a un capotreno che gli sta di fronte e dice con enfasi «ma tu vide ’nu poco a chillo». Stazione Circum di porta Nolana, controra napoletana con cielo plumbeo e trenta gradi densi di umidità: sudano tutti, suda pure l’uomo che dovrebbe controllare.



«Scusi, ma quel ragazzo l’ha passata liscia? Qui si può viaggiare senza biglietto?», alza lo sguardo e ti squadra; capisce al volo che sei un novellino della Circum e che certe cose non le sai, non puoi saperle: «E io che posso fare? Mica posso corrergli dietro?». Singolare maniera di presidiare un varco. Se hai il biglietto ti guardo con un sorriso, se non lo hai ti urlo qualcosa dietro ma passi lo stesso. E questo è già un lusso che è riservato alla stazione principale, quella di Napoli.



Perché se provi a entrare in una qualunque delle altre stazioni, non hai nemmeno il fastidio dell’uomo che ti urla dietro, passi e basta, senza problemi. Rieccoci nella Circum del degrado e dei disagi, nei treni vecchi e malandati ma almeno un po’ più capienti o in quelli nuovi che hanno condizionatori sparati a palla che ti ghiacciano d’estate e ti cuociono d’inverno ma sono molto più stretti e la gente rimane schiacciata un po’ dappertutto quando c’è folla. Scusi signora, c’è spazio lì. Io dovrei entrare?



Errore clamoroso perché la signora difende la sua area vitale «Ma voi vi siete visto quanto siete grande? Se entrate pure voi il treno si schiatta definitivamente», ovviamente passo al vagone successivo e mi faccio «piccolo-piccolo». La situazione è estrema: sotto i piedi qualcosa che forse è un panino mezzo mangiato e si trova in mezzo a cartacce, altro materiale molliccio e forse organico e residui di ogni genere; davanti c’è un muro di persone, annunciato da un poderoso odore di ascelle che ti inviterebbe a rinunciare al viaggio.



Stazione di Cimitile, in attesa del treno delle 13.45 che, secondo l’orario, potrebbe non arrivare mai. Se anche voi siete novellini di Circum non potete capire: c’è un documento ufficiale nel quale alcuni orari sono stati ricoperti da una strisciolina grigia. La legenda in fondo al foglietto spiega, senza vergogna, che quella strisciolina significa «N.G.» ovvero «non garantito».





Sì, funziona così: tu ti presenti al binario all’orario stabilito però se quel treno non passa non ti puoi nemmeno arrabbiare. Mica era garantito che passasse? La gente non ha più nemmeno voglia di protestare e tu, che sei novellino ed entusiasta, cerchi di coinvolgere qualcuno. Ti scontri con sguardi rassegnati e anche un po’ disperati: «È inutile protestare. Che protestiamo a fare? Ora va già meglio, almeno passa un treno più o meno ogni ora». Dalle parole capisci che «deve» andare così. Ti spiegano che nei giorni dei tagli violenti alle corse c’è stata protesta grande e anche tanta rabbia.



Poi qualcosina è migliorata e allora i pendolari che hanno un disperato bisogno di questi treni si sono accontentati. Inutile pensare di presentarsi alla stazione all’orario stabilito nel «timetable», quando va bene il treno passa con un quarto d’ora di ritardo, certe volte interi convogli spariscono nel nulla, nel senso che restano fermi da qualche parte perché c’è stato un guasto oppure perché qualcuno a bordo si è sentito male, così il rumore sferragliante sulle rotaie rimane una chimera.



Il record di attesa? Un uomo in t-shirt con la scritta Napoli, sostiene di aver aspettato anche due ore in una giornata senza scioperi e senza problemi sulla linea, gli altri passeggeri non gli credono. Sul vagone scopri che ci sono anche gelosie e senso di rivalsa con «quelli dell’altra linea». Sarebbero i passeggeri che vanno verso Sorrento: «Per loro gli orari sono più rigorosi e i guasti sono sempre di meno. Solo perché là vi salgono pure i turisti e non si può fare brutta figura».





Allora pensi che i vagoni per Sorrento sono anche più eleganti, puliti, profumati, e lo chiedi ai tuoi nuovi amici i quali ti ridono dietro: «I treni sono questi qua». e mostrano seggiolini mezzi bruciacchiati e porte senza guarnizioni. È il risultato del passaggio dei teppisti che devastano tutto quel che possono fino a quando un treno è costretto a fermarsi del tutto.



Sei convinto che la gente sia arrabbiata con il personale: sui giornali hai letto di litigi, aggressioni.
Invece scopri che c’è stima per chi lavora sui treni, e talvolta anche quel po’ d’affetto che nasce dalla frequentazione continua, quotidiana. Mentre il treno frena in stazione ti rivolgi ai viaggiatori: sapete che potrebbe anche andare peggio nei prossimi mesi? Anche stavolta vieni osservato come se fossi un marziano: «Peggio di così? È impossibile».
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