Vassallo, indagato il «brasiliano»: l’accusa è di omicidio volontario

Vassallo, indagato il «brasiliano»: l’accusa è di omicidio volontario
di Petronilla Carillo
Sabato 22 Novembre 2014, 23:18 - Ultimo agg. 23:20
3 Minuti di Lettura
A ventiquattr'ore dal rientro degli inquirenti dalla Colombia, emergono ulteriori dettagli. Bruno Humberto Damiani De Paula, detto il «brasiliano», è indagato per omicidio volontario in concorso con altri ancora da identificare.

Al momento, dunque, sarebbe l'unica persona iscritta nel registro degli indagati dell'Antimafia per quanto accaduto la sera del 5 settembre del 2010 a Pollica quando il sindaco Angelo Vassallo fu trucidato con nove colpi di pistola da qualcuno che, probabilmente, conosceva e che lo attendeva su una strada secondaria che porta alla sua abitazione.



Già nelle prossime ore il sostituto procuratore Rosa Volpe e il tenente colonnello Mambor del Reparto operativo speciale dei carabinieri incroceranno l'esito del lungo interrogatorio del «brasiliano» con gli elementi investigativi in proprio possesso.



Cinque lunghe ore di interrogatorio sostenuto nel carcere di Bogotà durante le quali, nonostante tutto, Damiani ha continuato a negare qualsiasi addebito e a ribadire fermamente non soltanto che non conosceva personalmente il sindaco Vassallo ma soprattutto di non aver mai avuto uno scontro diretto con lui per quanto riguarda lo spaccio di droga nella zona del porto di Acciaroli.



«Non ho ucciso io Angelo Vassallo» ha più volte ripetuto agli investigatori mostrandosi comunque disponibile a rispondere anche a tutte le loro domande sulle quali, per il momento,vige il segreto istruttorio.



Si è, dunque, professato innocente chiedendo agli inquirenti di poter far rientro in Italia per risolvere i propri problemi giudiziari relativamente alle contestazioni di droga a suo carico. In effetti, a poche ore dall'efferato omicidio del sindaco-pescatore, fu proprio Damiani il primo ad essere sentito dagli investigatori.



Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri del comando provinciale di Salerno subito dopo la tragedia, Damiani fu individuato quale una delle persone con le quali Vassallo avrebbe avuto un diverbio. Forse, anche ad Agropoli dove il "brasiliano" in quel periodo soggiornava a casa del padre.



Fatto è che poche ore dopo essere stato ascoltato come persona informata dei fatti, e dopo che gli fu fatta la prova dello stube (che diede esito negativo), Damiani acquistò un biglietto per il Brasile da un uomo libero e lasciò l’Italia.



Soltanto successivamente è stato iscritto nel registro degli indagati così che, tardando la sua estradizione dalla Colombia, gli inquirenti salernitani lo hanno potuto interrogare per rogatoria, alla presenza anche del suoi legale di fiducia, l’avvocato Michele Sarno.



Gli inquirenti fin dall’inizio hanno stretto il giro intorno al giovane di origini brasiliane ma residente a Salerno. Ritenendo che, se anche non avesse avuto un collegamento diretto con l’omicidio, quanto meno era conoscenza del nome del killer del sindaco e anche del movente.



Nel corso degli ultimi quattro anni le indagini sarebbero comunque andate avanti ma la trasferta colombiana voluta in prima persona dal procuratore capo Corrado Lembo (a pochi mesi dal suo insediamento) lascerebbe intendere che sarebbero spuntati nuovi indizi per chiudere il cerchio definitivamente.



Damiani, ricordiamo, si trova in carcere in Colombia sulla base di un mandato di cattura internazionale disposto sempre dalla procura di Salerno all’indomani dell’emissione nei suoi confronti di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati allo spaccio della droga nel Cilento. Gli investigatori che lo monitoravano da tempo, anche oltre Oceano, erano a conoscenza dei suoi continui spostamenti tra il Brasile e la Colombia dove poi è stato tratto in arresto.



Proprio all’indomani dell’arresto, dal carcere di Bogotà, Damiani aveva fatto sapere alla procura Antimafia di essere disponibile a collaborare sull’omicidio Vassallo e dire tutto ciò di cui era a conoscenza. In effetti i collegamenti con il giovane “brasiliano” vennero fuori attraverso una ricostruzione delle ore precedenti l’omicidio: un viaggio per l’acquisto di droga Acciaroli-Secondigliano-Acciaroli proprio il 4 settembre, un giorno prima dell’omicidio; quindi alcuni incontri avvenuti ad Acciaroli e nel centro di Salerno.



Sulle orme di Damiani gli inquirenti si imbatterono anche in una vicenda di screzi tra il sindaco pescatore e un gruppo di albergatori della zona i quali, guarda caso, avevano avuto rapporti con Damiani.



A fare il nome del giovane spacciatore è infine un pentito che, qualche giorno dopo l' omicidio, avrebbe riferito di un parente stretto del "brasiliano" che si era vantato negli ambienti malavitosi dei rioni Pastena e Mariconda del fatto che era stato proprio Damiani a uccidere Vassallo per non meglio precisate «questioni personali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA