Forcella, sui tetti il poligono della «paranza dei ragazzi»

Forcella, sui tetti il poligono della «paranza dei ragazzi»
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 4 Luglio 2015, 23:15 - Ultimo agg. 23:46
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Non sono le grotte favoleggiate dalla libera interpretazione di Gomorra per immaginarsi uno dei tanti anfratti ribollenti del ventre di Napoli. E nemmeno le radure verdi delle pinete di Castelvolturno, un tempo meta di ameni pic-nic e trasferte a buon mercato per famiglie in cerca di pace e tranquillità vicino al mare.



No. Il poligono di tiro per i baby camorristi che si esercitavano a sparare - non per far semplicemente paura e marcare il territorio, ma per ammazzare, per abbattere il primo avversario che si incrociava - sono a due passi dalla Sanità e da Forcella.



Non è stata l’opera di un drone a smascherarlo, ma un’attenta e sapiente opera di intelligence investigativa, mai come oggi essenziale per stanare luoghi, personaggi e interpreti delle notti violente nei quartier del centro storico. Non a caso la chiamano «Camorra 2.0», il triste reload di un filmaccio già visto.



È così che i carabinieri della compagnia Stella hanno scoperto dove i baby killer al soldo di Emanuele Sibillo - ammazzato pochi giorni fa in via Costa dai suoi stessi ex alleati che pur di continuare a vendere su piazza fumo ed erba a buon mercato sarebbero pronti a tradire la madre - si allenavano nel tiro a bersaglio.



Lo facevano sul tetto di un palazzaccio osceno incastonato nel peggior presepe abusivo di Napoli: nel cuore di quel Borgo Sant’Antonio Abate un tempo coloratissimo crocevia di brava gente che cerca di sbarcare il lunario oggi trasformato in enclave di delinquenti e residenti omertosi che pur di sopravvivere tacciono e incasssano il ricatto della nuova camorra. I militari del comando provinciale di Napoli ieri mattina hanno messo a segno un blitz che ha consentito di individuare - salendo lungo le scale tortuose di uno dei tanti edifici abusivi che il Comune di Napoli non ha evidentemente mai toccato nei suoi censimenti - un labirinto fatto di corti e abitazioni arroccate l’una sull'altra: un fortino - uno dei tanti, a Napoli - all’interno del quale tutto è lecito; dallo spaccio di droga fino al tiro libero di pistole e carabine. Sulla sommità di quel palazzo di tufo i nuovi affiliati al clan Giuliano-Sibillo sparavano alle antenne paraboliche. Così, un po’ per gioco e un po’ per non morir, avrebbe detto il poeta.



Un caseggiato di camorra popolato da anime nere che non hanno mai trovato il coraggio di denunciare ciò che avveniva a un metro dai loro balconcini, né tantomeno è stato dato l’allarme alle forze dell’ordine quando i ragazzini con le armi dopo il tramonto iniziavano a fare esperienza di vita e di morte, come sempre a modo loro: cioè impugnando le armi. Nello stabile - guarda caso - abita anche lo zio di uno dei feriti (il più grave) nell’episodio che giorni fa vide cadere gravemente ferito in via Oronzio Costa un 17enne considerato il guardaspalle di Emanuele Sibillo



. I carabinieri hanno così scoperto che c'era chi deteneva venti grammi di marijuana, e poi - arrampicandosi lungo una scala tortuosa verso la sommità, prima una pistola calibro 9 nascosta col caricatore pieno e pronta all’uso, poi 51 munizioni per armi di vario calibro e 22 cartucce per fucile calibro 12, fino ad arrivare - attraverso un accesso garantito da una porticina stretta - su una terrazza che confina con tante altre abitazioni abusive nelle quali vive tanta gente (con tanti bambini) e che veniva utilizzata come poligono di tiro dalla criminalità organizzata. In terra, un tappeto di bossoli di vario calibro, espulsi dalle armi di chi si esercitava contro le antenne satellitari prese a mo’ di bersaglio.



Le parabole come sagome da abbattere. Succede anche questo, oggi, a Napoli. E chissà che non sia veramente arrivato il momento di utilizzare i droni per stanare la feccia da certi presepi degradati che diventano vere e proprie basi operative e logistiche per custodire armi e droga.



Adesso la pistola calibro 9 e i bossoli repertati saranno inviati al raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche per le analisi balistiche e per verificare la compatibilità con altre armi e colpi recuperati di recente sulla scena di fatti di sangue.
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