La furia dell'Isis distrugge le mura di Ninive

La furia dell'Isis distrugge le mura di Ninive
di Alberto Zanconato
Giovedì 29 Gennaio 2015, 23:53 - Ultimo agg. 23:57
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Beirut. Non sembra essere mai paga la furia distruttrice dello Stato islamico (Isis) verso le vestigia del passato pre-islamico, o comunque contro tutto ciò che è ritenuto «eretico». Le ultime a farne le spese, secondo una denuncia che arriva da Mosul, nel nord dell'Iraq, sono state alcune parti delle millenarie mura di Ninive, già capitale dell'impero Assiro.

Una parte dei bastioni è stata distrutta dai jihadisti che dal giugno dello scorso anno occupano la regione, secondo Said Mumzini, portavoce del Partito democratico del Kurdistan, al potere nella regione autonoma dell'Iraq vicina alla provincia di Ninive.



Il portavoce curdo, citato dal quotidiano panarabo al Hayat, ha precisato che l'Isis ha fatto saltare in aria il tratto murario nei pressi della Grande Moschea di Mosul, nel quartiere di Tahrir, nella parte occidentale della città.



Fino ad oggi avevano una circonferenza di 12 chilometri i resti delle mura in questo che è uno dei più importanti siti archeologici dell'Iraq. I residenti di Mosul avevano nei giorni scorsi denunciato l'intenzione dell'Isis di distruggere alcuni tratti dell'antica cinta della città assira che raggiunse il massimo splendore nel VII secolo avanti Cristo, ricordata per gli imponenti palazzi e per la biblioteca del re Assurbanipal, con 25.000 tavolette in caratteri cuneiformi.



Fin da quando si sono impossessati di Mosul e della circostante piana di Ninive, l'estate scorsa, i miliziani dello Stato islamico non hanno perso tempo nell'imitare le gesta dei Talebani che, nel 2001, fecero saltare con l'esplosivo le gigantesche sculture dei Buddha di Bamian, in Afghanistan, provocando le indignate proteste di tutto il mondo. Così come hanno preso di mira gli iracheni giudicati miscredenti, in particolare cristiani, yazidi e musulmani sciiti, i jihadisti si sono dedicati alla distruzione di mausolei, chiese e moschee giudicate covi di «eretici» perché oggetto di venerazione e meta di pellegrinaggio da parte di fedeli di tutte le religioni monoteiste.

È stato il caso della moschea di Giona (Yunis in arabo), sorta sulle rovine di un'antica chiesa nestoriana-assira e dedicata al profeta di ebrei, cristiani e musulmani, fatta saltare in aria in luglio. O della mitica tomba di Seth, figlio di Adamo ed Eva, dal quale la Bibbia vuole che discenda tutta l'umanità.



Ma molte sono anche le denunce secondo le quali i jihadisti si sono impadroniti di antichi reperti o hanno addirittura effettuato scavi clandestini per rivendere sul mercato nero tutto ciò che trovavano, come una delle principali fonti di finanziamento per la 'guerra santa', accanto al petrolio.



Purtroppo la tradizione di distruggere i simboli del passato affonda la propria radice nella intolleranza religiosa, basti pensare alle distruzioni che fecero i cristiani copti di gran parte dei simboli dell’Antico Egitto nel vano tentativo di cancellarne per sempre la memoria.





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