La marcia dei 400 «Davide, la città non dimentichi»

La marcia dei 400 «Davide, la città non dimentichi»
di Nico Falco
Sabato 18 Aprile 2015, 23:13 - Ultimo agg. 23:21
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Da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito, in marcia, per chiedere «giustizia e verità». In circa 400 ieri hanno sfilato lungo le vie del centro cittadino per ricordare Davide Bifolco, il 16enne rimasto ucciso il 5 settembre scorso, e per chiedere che si faccia chiarezza su quello che successe quella notte al Rione Traiano. La manifestazione, che ha visto coinvolte oltre 400 persone, si è svolta pacificamente e senza intoppi, sulla scia delle altre marce che si sono viste lungo le strade cittadine pochi giorni dopo la tragedia.



Unico momento di tensione, subito risolto senza incidenti, quando i ragazzi hanno provato a sfilare lungo via Roma, dove intendevano fare volantinaggio. Per motivi di ordine pubblico è stato deciso che la marcia proseguisse lungo via Medina, dove i giovani, tra i quali moltissimi abitanti del Rione Traiano e appartenenti a diversi centri sociali e a realtà associative cittadine, si sono fermati davanti alla Questura e, in piazza Municipio, dove i manifestanti hanno stazionato davanti Palazzo San Giacomo.



«Noi non siamo contro le istituzioni, - dice Gianluca Muro, parente e portavoce della famiglia Bifolco - il sindaco ci ha mostrato sempre vicinanza e così anche la Polizia, che ha visto che le nostre intenzioni sono pacifiche. Anche l’arma dei Carabinieri sa bene che non protestiamo contro di loro ma per chiedere giustizia». Alcuni giorni fa gli amici di Davide Bifolco avevano calato da una delle due torri principali del Maschio Angioino uno striscione con la scritta «Verità e Giustizia».





«A distanza di sette mesi, - continua Muro - non vogliamo che sulla nostra tragedia cali un velo di silenzio. Non vogliamo che, esaurito il clamore mediatico, la città si dimentichi di un suo figlio scomparso in circostanze così tragiche e ancora da chiarire. Perché Davide era questo: un figlio di Napoli, cresciuto in un quartiere problematico ma che non aveva nulla da spartire con la malavita. Vorremmo che il carabiniere che ha sparato si scusasse. Farebbe riposare Davide in pace». Il 16enne, quella notte del 5 settembre 2014, era su un motorino insieme a due ragazzi. Uno di loro, sostengono i carabinieri, era l’allora latitante Arturo Equabile.



Versione che cozza con quella fornita da alcuni testimoni, e da uno stesso giovane che ha affermato di essere il terzo occupante dello scooter. I tre incrociarono una pattuglia dei militari. Erano senza casco e senza assicurazione. Provarono a scappare per evitare il sequestro dello scooter. L’inseguimento si concluse sul viale Traiano, quando l’Sh venne urtato e rovinò sull’aiuola. I tre provarono a scappare a piedi, i militari uscirono dall’auto.



Poi, il colpo di pistola e Davide a terra, privo di sensi.
Il proiettile, ha confermato l’autopsia, è entrato dal petto ed è uscito dalla schiena. Un colpo accidentale, si è difeso il carabiniere. «Ha mirato e sparato», hanno detto alcuni testimoni. Cosa è successo in quella manciata di istanti, si deciderà in tribunale.
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