Ma la 10 è (ancora) di Diego

di Francesco De Luca <
Martedì 6 Ottobre 2015, 22:56 - Ultimo agg. 23:38
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No, la proposta di Ferlaino («Diamo a Insigne la numero 10, la maglia che è stata di Maradona») è irricevibile. Non soltanto perché quel gesto dell’estate 2000, nel ritiro di Fiuggi, fu il doveroso omaggio al Capitano degli scudetti e della Coppa Uefa, delle più grandi vittorie nella storia del Napoli. La squadra, risalita dalla serie B con Novellino, era stata affidata a Zeman e i giocatori guidati dal capitano Baldini decisero di non assegnare il 10. Esclusa la parentesi dal 2004 al 2006 in serie C, categoria in cui era prevista la numerazione classica, la consegna è stata rispettata.





Ferlaino, l’ex presidente del Napoli che Maradona definì il suo «carceriere» perché non lo fece andare al Marsiglia nell’89, ha avuto un’idea dal forte significato simbolico dopo lo show di Lorenzinho sul campo del Milan, ma il popolo azzurro l’ha respinta, come conferma il sondaggio del Mattino: contrario il 66,7 per cento dei tifosi. No, non è il momento di dare al ragazzo di Frattamaggiore, uomo nuovo del calcio italiano, questo onore e onere. La stima nei confronti di Insigne è immensa, ma bisogna saperne accompagnare la crescita.



È migliorato tanto in questi anni, passando dal ridottissimo minutaggio con Mazzarri alle partite da titolare con Benitez (era tra i migliori un anno fa, prima del grave infortunio al ginocchio) e con Sarri, che lo fa giocare nel ruolo più congeniale, esterno sinistro d’attacco nel 4-3-3, quello che Zeman disegnò per lui a Foggia e a Pescara. E Lorenzo, 24enne, può fare ulteriori passi in avanti nel Napoli e nella Nazionale.



Ha classe e spirito combattivo, sta eliminando alcuni difetti caratteriali (sbagliato reagire ai fischi e a una sostituzione), può realizzare il sogno di essere il Totti di Napoli, simbolo della squadra della sua città, e diventare un esempio per quei ragazzi di periferia che su un campo di calcio cercano la direzione giusta da prendere nella vita. A proposito di Totti, colui che indossa il 10 è l’uomo di fantasia e qualità della squadra. Come Del Piero, che è il modello di Lorenzo, nato nell’anno in cui Diego lasciò Napoli. È una legittimazione, quel numero, che Insigne può meritare.



Ma non ora, perché l’eredità della mitica casacca potrebbe frenare un calciatore in piena ascesa. Prima o poi l’orologio della storia si rimetterà a correre e allora Insigne potrà sfilarsi la 24 e indossare la 10. Quale sarà questo momento? Dopo una grande vittoria, uno scudetto o una coppa europea, quei trofei che fanno realmente brillare la bacheca di un club.



Non è un caso che il Napoli abbia ottenuto quei successi soltanto negli anni di Maradona, il più grande al mondo. De Laurentiis ha avviato un progetto suddiviso in più fasi, i vari passaggi lo hanno finora portato a due partecipazioni alla Champions e alla conquista di tre titoli nazionali (due coppe Italia e una Supercoppa).



Si sogna lo scudetto in questa stagione, con un allenatore al secondo anno in serie A che dirige un gruppo di campioni, tra i quali c’è Insigne. Questi campioni, per ora silenziosamente, aspirano a disegnare il triangolino tricolore sulle maglie azzurre, a poco meno di trent’anni dalla festa scudetto del 10 maggio ’87.



Ecco, se Insigne firmasse questo trionfo, sarebbe giusto assegnargli la 10, che per ora lui - umilmente e intelligentemente - rifiuta.
E sarebbe bello se a consegnargliela fosse proprio Maradona, magari dopo aver fatto i complimenti a Sarri, bocciato anzitempo. Ci sono nuove pagine di storia da scrivere: questo è il romanzo di Lorenzo.