Perché non possiamo abituarci al rito della piccola furberia

di Pietro Treccagnoli
Giovedì 29 Gennaio 2015, 23:40 - Ultimo agg. 23:56
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Larga la ricevuta di Foglia, stretta la via da Baiano. Il presidente del Consiglio regionale, Pietro Foglia, appunto, Ncd di quel di Baiano, Irpinia per caso, in queste ore sta votando alla Camera per scegliere il prossimo Capo dello Stato. Ma per intanto è indagato. Gli hanno contestato di aver presentato fatture per 32mila euro spesi in carburante. Secondo l’accusa sarebbero false. La stessa titolare del distributore non le ha riconosciute e ha dichiarato di non aver mai visto Foglia in vita sua. Il presidente, per mettere una pezza a colore, o una foglia di fico, ha scaricato le responsabilità sul collaboratore che fa da autista, dichiarandosi all’oscuro di tutto. Può essere, succede. Ha pure aggiunto di aver liquidato l’assistente malfidato che, però, risulta ancora nel suo ufficio, quello della presidenza del Consiglio al Centro Direzionale, e risponde pure al telefono. Negando tutto, va sans dire.



E intanto Foglia, nell’Olimpo dei grandi elettori, vota. Tangentopoli e Scontrinopoli ci hanno abituato alle mazzette e ai mezzucci. È stata una forma di mitridatizzazione politica. Un po’ di veleno al giorno e impari a sopravvivere. Ti abitui, alzi le spalle di fronte alle furberie da magliari, alle meschinerie, ai falsi materiali, alle spiegazioni imbarazzate di chi farebbe la cresta come lavandaie dimenticando di essere uomo delle istituzioni, obbligato, invece, a una moralità degna della moglie di Cesare (che non è Previti). La magistratura sta indagando. Prima o poi sapremo se il gasolio ha davvero riempito i serbatoi e non solo i portafogli. Intanto, persino il grande rito quirinalizio è sporcato.



Certo, nei decenni passati, è accaduto di peggio. Ma la capacità di scandalizzarsi, di non mangiare la foglia, dovrebbe restare ancora intatta. Non ci si può abituare alle piccole indecenze (che poi avendoli 32mila euro all’anno una normale famiglia ci vive anche senza troppi sacrifici) e neanche alle scuse farlocche, alla logora e perenne arte di arrampicarsi sugli specchi. Purtroppo le bugie continuano ad avere la gambe corte, che comunque arrivano perfino a Montecitorio.