Porti, la Regione fermi la guerra dei campanili

di Antonino Pane
Mercoledì 25 Novembre 2015, 18:06 - Ultimo agg. 24 Novembre, 23:43
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Napoli con Salerno. Salerno senza Napoli. L'accorpamento delle Autorità Portuali dei due principali porti campani previsto dalla riforma messa a punto dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio sta diventando un vero e proprio rompicapo. Un banco di prova dove si valuterà in modo concreto la capacità di scrollarsi di dosso interessi locali e puntare su quella che appare sempre di più una necessità: costruire un sistema portuale capace di reggere il confronto con i grandi porti del Nord Europa. E bisogna fare bene attenzione. Perché tra le diverse opinioni emerse in questi giorni, tra gli imprenditori di Salerno e di Napoli, si potrebbero insinuare forzature, letture distorte, finanche interpretazioni non autentiche delle cose dette o fatte trapelare. L'unica certezza in queste ore è la strada maestra. Quella di valutare una scelta che sia produttiva per l'economia della nostra Regione e per rimettere in moto la più grande azienda della Campania: il porto di Napoli.



E questo, si badi bene, non deve avvenire a scapito del porto di Salerno, dovrà avvenire utilizzando le sinergie che si creeranno sommando le potenzialità degli scali campani. Non solo Napoli e Salerno ma anche Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e gli altri scali minori come Pozzuoli e Torre del Greco. In gioco, dunque, non c'è solo un interesse localistico di una città sulle altre ma la capacità di leggere l'enorme possibilità di sviluppo che un sistema portuale può generare per l'intera Regione.



Questo l'obiettivo che i politici devono porsi senza se e senza ma. Ascoltare per capire è un dovere, tutt'altra cosa è ascoltare ciò che si vuole ascoltare. In questo panorama anche l'iniziativa del documento degli imprenditori salernitani che dicono «no» all'accorpamento con Napoli assume un significato particolare se, lo stesso ascolto di questi imprenditori è demandato, come accaduto l'altro giorno in commissione trasporti della Regione, a una sorta di palleggiamento consumato tutto in chiave salernitana e che ha coinvolto il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola, che è stato anche presidente dell'Autorità portuale di Salerno e lo stesso presidente della commissione trasporti Luca Cascone. Una occasione di confronto, con troppe sintonie stando, almeno, a quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate dagli stessi protagonisti.



Tanto, che alla fine sono gli stessi imprenditori salernitani a temere di essere spinti verso una polemica alla quale, in realtà, non sentono di appartenere. È lo stesso presidente del «Salerno Container Terminal» Agostino Gallozzi a precisare che non ha mai espresso una posizione «contro» il porto di Napoli. «In Italia la pratica dell'accorpamento è limitata (ben 14 porti restano autonomi) e non si capisce perché a Napoli e Salerno non possono restare due Autorità Portuali distinte e capaci di esprimere al meglio le proprie potenzialità». Gallozzi non lo dice ma il confronto naturalmente riguarda le diverse efficienze espresse dalle due autorità portuali: Salerno con una capacità di spese del 100 per cento dei fondi messi a disposizione, Napoli dello zero per cento rispetto ai finanziamenti ottenuti dalla Ue.

Le preoccupazioni di Gallozzi sembrano aver convinto il presidente della commissione trasporti Luca Cascone anche se è lui stesso a precisare che al più presto saranno ascoltati anche gli imprenditori napoletani.



Ma al di là delle singole posizioni, comunque,sarà la sintesi finale che dovrà avere la capacità di guardare in maniera omogenea a tutto il territorio regionale. Quello dei porti è un banco di prova molto importante: la riforma Delrio vuole incidere profondamente nell'economia del mare e, per quanto riguarda la Campania, si guarda alla sua capacità di attrarre traffici grazie anche ai due grandi interporti (Marcianise e Nola) che, potrebbero avere un ruolo fondamentale nella crescita dei business portuali. E se si parte da questo ragionamento che senso ha parlare di due Autorità Portuali distinte, che utilità può avere confrontarsi con una riforma immaginata per omogenizzare la rete portuale e subito dopo invocare deroghe.



Leggere il territorio vuol dire anche questo, scrollarsi di dosso inutili localismi e puntare invece su dinamiche di coinvolgimento in cui proprio l'efficienza di Salerno potrebbe risultare determinante e fare da traino del porto di Napoli. Quello dei porti, dunque, appare come un vero e proprio banco di prova per la nuova giunta regionale e per lo stesso governatore Vincenzo De Luca. Un banco di prova importante, ad inizio legislatura, dove i campanilismi, veri o presunti che siano, devono lasciare il posto ad un governo del territorio finalizzato ad un unico obiettivo, la crescita economica e occupazionale di tutta la regione.