Quel prato appartiene a tutti: quindi, per favore, non rovinatelo

di Vittorio Del Tufo
Lunedì 29 Giugno 2015, 23:32 - Ultimo agg. 23:43
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Pare che monsieur de La Palisse sia stato scosso da un fremito dopo aver sentito l’assessore comunale allo Sport, Ciro Borriello, pronunciare la seguente frase: «In tutti gli stadi del mondo si fanno concerti; se sono stati o saranno commessi errori, ne risponderanno gli organizzatori come da contratto». Semplice, no? Quello che Borriello e il Comune non spiegano, forse perché è un po’ meno lapalissiano, è perché a Napoli e solo a Napoli anche l’organizzazione di un concerto debba tracimare nella figura barbina, o declinare in cinepanettone con tanto di pannelli di alluminio montati nottetempo e frettolosamente smontati dopo l’ingresso sul terreno di gioco di una Volante della polizia allertata da una telefonata del club azzurro. Chi fabbrica e sfabbrica non perde mai tempo, dice il saggio; ma in questa faccenda, di saggio, c’è davvero poco. E l’assessore allo Sport farebbe bene a spiegare perché anche un evento importante come il concerto di Vasco Rossi al San Paolo, in programma il 3 luglio (il 26 toccherà a Jovanotti), rischi di passare agli annali più per le liti che per la musica che gira intorno, tra colpi di mano e autorizzazioni negate, fughe in avanti e denunce alla polizia, in un bellicoso disprezzo del dialogo e del bon ton istituzionale che ha prodotto, finora, solo pasticci. E strane amnesie, come quella che ha impedito al Comune di richiedere alla società l’autorizzazione per montare la struttura in metallo sul terreno di gioco, proprio davanti alla curva B, con la conseguenza che, denuncia il club di De Laurentiis, «la zona di campo interessata è già rovinata, figuriamoci come sarà dopo il concerto».

È vero che in tutti gli stadi del mondo si svolgono eventi, che danno lustro alla città che li ospita e producono indotto, ma l’organizzazione di un mega-show richiede regole certe e interventi efficaci, insomma un perimetro di comportamenti responsabili che non andrebbe mai superato, a cominciare dall’ascolto delle ragioni dell’altro, soprattutto quando queste ragioni attengono alla salvaguardia di un bene comune: e il terreno di gioco del San Paolo lo è a pieno titolo. Né vale sostenere, come ha fatto il manager della Fast Forward che ha organizzato il concerto, Giuseppe Gomez, che «tanto c’è l’assicurazione». Il rischio che il Napoli sia costretto a giocare le prime sfide del campionato in un campo non degno di questo nome non è risarcibile. Ma questo forse non è molto chiaro agli organizzatori del concerto.



Poi, certo, si può discutere a lungo delle responsabilità di entrambe le parti in causa. È fin troppo ovvio che tra i protagonisti del tormentone estivo si sta giocando, in queste ore, una partita più grande. E probabilmente decisiva per il futuro dell’impianto di Fuorigrotta. Se Calcio Napoli e Palazzo San Giacomo sono ai materassi, è difficile immaginare su quali basi si reggerà il patto che dovrebbe portare, come ci auguriamo tutti, al restyling dello stadio e alla nuova convenzione tra Comune e società, visto che quella attuale scade - guarda caso - proprio oggi. Dopo la Regione anche il San Paolo resterà «sospeso» in un limbo di confusione e incertezza? Noi ci auguriamo di no, e per questo vorremmo che il futuro dello stadio venisse sottratto tanto all’imperizia e al dilettantismo quanto ai tatticismi interessati. Di entrambe le parti.