Sanità: «Sbagliati i tagli trasversali, serve una rete oncologica»

di Gigi Di Fiore
Domenica 29 Marzo 2015, 23:08 - Ultimo agg. 23:16
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Direttore dell’Unità operativa a struttura complessa di Oncologia medica all’ospedale Moscati di Avellino, il dottore Cesare Gridelli è uno dei più noti e premiati oncologi campani, considerato tra i primi nel mondo sulla ricerca dei tumori polmonari.



Dottore Gridelli, che pensa dei tre mesi di attesa per un intervento chirurgico di tumore al seno all’Istituto Pascale di Napoli?

«Non sono tempi ragionevoli, soprattutto se si tiene conto della condizione psicologica delle pazienti. Detto questo, bisogna cercare di capire cosa ci sia dietro questi ritardi in un contesto generale della sanità poco incoraggiante».



Cosa intende dire?

«Che i limiti di un’eccellenza come l’Istituto dei tumori Pascale vanno inquadrati nella sofferenza estrema del nostro sistema sanitario, che ha bloccato i turn over nel personale rendendo insufficienti gli organici di medici e infermieri».



Di chi è la colpa?

«Non voglio accusare alcuna parte politica, ma va rilevato che, se la nostra sanità regionale ha rimesso i conti a posto, è necessario mettere mano a degli aggiustamenti nella programmazione. Altrimenti, si andrà avanti con le difficoltà che viviamo anche noi al Moscati».



A cosa si riferisce?

«Al nostro ambulatorio di prevenzione dei tumori ereditari. È noto il recente caso di Angiolina Jolie, è noto che il 30 per cento dei tumori hanno base genetica. Ebbene, noi e il Secondo Policlinico di Napoli siamo gli unici ad avere laboratori in grado di rilevarli. In Italia, in tutto solo tre strutture lo fanno».



Un’eccellenza. E perché parla di difficoltà?

«Un’unità è andata in pensione, una seconda ci andrà a giugno. Con due persone in meno, l’ambulatorio rischia, considerando che bisogna privilegiare le visite convenzionate per patologie tumorali accertate. Con buona pace della prevenzione sui tumori ereditari».



Dovrete chiudere?

«Proprio così. Il nostro ambulatorio è multi disciplinare. Ci sono un oncologo, uno psicologo, un genetista. Si fanno ricerche genetiche sulla parentela, ricostruendo un albo genealogico mirato che confluisce in un software. Dal primo giugno, potremmo essere obbligati a chiudere».



Non avete fatto nulla per evitarlo?

«Abbiamo avvertito tutte le autorità amministrative, abbiamo avviato le procedure di mobilità regionale. Non sappiamo se e quando qualcuno risponderà. A questo punto, credo che vadano fatte delle riflessioni sull’organizzazione sanitaria».



Quali?

«Non è più pensabile un sistema di tagli trasversali, un blocco dei turn over che non tenga conto delle eccellenze e delle specificità. In questo modo può andare in difficoltà il Pascale per gli interventi alla mammella e può chiudere il nostro ambulatorio di prevenzione sui tumori ereditari».



Un’attesa di tre mesi per l’intervento è pericolosa per un’ammalata di tumore al seno?

«L’aspetto psicologico è grave, dal punto di vista fisico il discorso generale non può essere fatto. Ogni paziente ha un diverso stadio di aggressività del tumore, un’età differente. Quindi le conseguenze non sono uguali per tutte».



Un sistema sanitario costretto a tagliare e con carenze di organici alimenta l’emigrazione degli ammalati in altre regioni?

«Certamente. Se un paziente non riceve risposte in tempi ragionevoli, è naturale che vada fuori. Nel nostro caso, ad esempio, cercherà di trovare a Milano qualcuno che capisca di ereditarietà nei tumori».



Cosa si potrebbe fare per evitare i problemi che denuncia?

«Giostrare su una diversa ripartizione del personale. Va anche detto che, chiunque prevarrà alle prossime elezioni, dovrà cercare di mettere mano finalmente ad un piano oncologico regionale e a una rete oncologica. Solo in una dimensione programmatica si potrà ovviare a certe carenze, evitando tristi liste d’attesa».



Un ripensamento nell’organizzazione sanitaria?

«Il commissariamento campano è stato superato con lacrime e sangue di tutti. A disavanzo ripianato, si potrà riprendere a mente fredda una costruzione organica partendo anche da valutazioni qualitative e non solo numeriche».