Era già morta ma continuavano a operarla»

Era già morta ma continuavano a operarla»
di Dario Sautto
Mercoledì 17 Dicembre 2014, 22:59
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Boscotrecase. «Si evidenzia una chiara imprudenza non scusabile». Le nuove testimonianze e la seconda perizia hanno portato ad una svolta clamorosa nelle indagini sulla morte di Tommasina De Laurentiis, la 25enne di Torre Annunziata morta l’8 marzo 2013 durante un intervento di «colecistectomia» nell’ospedale Sant’Anna di Boscotrecase.



«Non è presente in cartella clinica - affermano i periti nominati dalla Procura nella loro ultima relazione – alcuna nota che evidenzi ciò che è accaduto dopo il decesso della paziente».



Al termine della seconda perizia, su richiesta dell’avvocato di parte civile Gennaro Ausiello al pm di Torre Annunziata, viene segnalato un particolare mai venuto alla luce durante i 21 mesi di indagini: sul corpo di Tommasina ormai privo di vita, secondo dichiarazioni di alcune persone presenti in sala operatoria, sarebbe stato effettuato un secondo intervento chirurgico per suturare l’arteria aorta e la vena cava, tranciate per errore.



Questa la ricostruzione: l’intervento, iniziato alle 10.30, si è complicato e la paziente è andata in arresto cardiaco alle 13.45, mentre il suo decesso è stato dichiarato solo alle 14.30. In quel lasso di tempo sarebbero proseguite le attività chirurgiche, come raccontato anche da alcuni testimoni in sede di interrogatorio tra gennaio e febbraio.



Queste dichiarazioni hanno spinto la Procura di Torre Annunziata a chiedere un’ulteriore proroga delle indagini e una perizia supplementare, che è stata consegnata nelle mani della pm Antonella Lauri pochi giorni fa. L’unica certezza, al momento, è che un breve intervento chirurgico di routine si sia concluso con il decesso della paziente, che non aveva un quadro clinico complesso.



Secondo la ricostruzione del collegio di periti - formato da Massimo Esposito, Andrea Renda, Antonio Mirabella e Nicola Carlomagno - la sonda endoscopica utilizzata per l’intervento di colecisti in laparoscopia ha causato la grave emorragia interna all’altezza dell’intestino.



Una volta riscontrato un calo di pressione, l’intervento sarebbe stato trasformato in un’operazione tradizionale per suturare l’emorragia in corso, ma i medici non sarebbero stati in grado di individuarla prima del decesso della 25enne.



La laparotomia, la procedura chirurgica classica, con apertura dell’addome per accedere agli organi interni – sarebbe stata effettuata in ritardo. Inoltre, il primo tentativo ha portato alla sutura solo di una piccola lesione al fegato, mentre un secondo intervento – non in cartella clinica, ma confermato dai testimoni – avrebbe permesso di scoprire la reale emorragia, quella all’altezza dell’intestino che poi è risultata fatale per la 25enne.



Tra i punti analizzati nella cartella clinica, compare solo un intervento laparotomico, mentre tre testimonianze parlano di un secondo intervento per suturare i vasi sanguigni tranciati, anche se i periti non danno la certezza che sia stato «post mortem».



Su questo gli esperti della Procura non si sbilanciano del tutto poiché «non è possibile stabilirlo durante l’esame autoptico», anche se sono state riscontrate effettivamente tracce di tre interventi: uno con la sonda, due tradizionali (laparotomici).



Il protocollo di rianimazione e il monitoraggio dei parametri vitali della paziente, sarebbero stati effettuati regolarmente e, dopo lo stralcio delle posizioni dei cinque infermieri, decadrebbero le accuse anche per i tre anestesisti presenti in sala operatoria.



Una svolta clamorosa, che restituisce una verità differente da quella finora ricostruita. E questa versione coincide praticamente con l’ipotesi formulata fin dal primo momento dai periti di parte nominati dal legale della famiglia De Laurentiis.



Dall’ultima perizia emerge anche che a Tommasina sono state trasfuse cinque sacche di sangue che, una volta individuato in tempi brevi il punto emorragico, avrebbero potuto salvarla.
Dagli esami condotti dai periti d’ufficio, infine, emergerebbe che sono stati effettuati punti di sutura all’addome quando ormai Tommasina era già priva di vita.
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