Zingales: comunque vada si tornerà a trattare

di Sergio Governale
Sabato 4 Luglio 2015, 23:22 - Ultimo agg. 23:45
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«C’è un deficit di democrazia nell'Unione più pericoloso del deficit di bilancio dei Paesi del Sud Europa. Manca l'Europa politica. Il potere è concentrato nelle mani di organismi come l'Eurogruppo che non hanno ricevuto un mandato popolare. O di persone come la cancelliera Angela Merkel che è stata eletta dai tedeschi, ma non dagli europei».



Nel giorno del referendum, Luigi Zingales, che insegna Imprenditorialità e Finanza all'Università di Chicago, pensa che l’unico che ne farà le spese sarà il popolo ellenico, colpito nella sua dignità. L'economista, che si è appena dimesso dal consiglio di amministrazione dell'Eni, fa una premessa: «Per favore non faccia la domanda sull'Eni, perché non voglio rispondere. Io le ho rilasciato l'intervista come professore di Economia, non come consigliere Eni».



Professore, sulla Grecia ormai è stato detto di tutto e di più: che cosa, secondo lei, non è stato sottolineato abbastanza?



«Si è dato poco risalto, a mio avviso, a tre elementi molto importanti, direi chiave. La prima cosa che secondo me merita attenzione è che il deficit maggiore all’interno dell'Unione europea è quello di democrazia, non di bilancio. Ci ritroviamo con un enorme potere nelle mani di leader che non hanno ricevuto un mandato popolare. Mi riferisco ad esempio all'Eurogruppo, che è stato eletto solo indirettamente. Manca l'Europa politica e questo è molto grave. Gestire una crisi significa innanzitutto ripartire i costi della crisi, con una soluzione condivisa dalla maggioranza della popolazione europea, non solo da parte di pochi. Non abbiamo istituzioni in grado di prendere queste decisioni, per questo le crisi sono così lunghe e penose».



Quali sono gli altri elementi?





«Noi ormai pensiamo che l'unico problema sia la Grecia. Ma non è così. La crisi greca è la manifestazione evidente del modo non coerente in cui è stata costruita l'Europa. Risolta la crisi greca, ce ne sarà un'altra. Se non si trova un modo condiviso di gestire le crisi, saremo sempre di fronte a una crisi. I problemi, però, non li ha solo l’Europa. Anche il Fondo monetario internazionale non ne esce benissimo».



Perché?



«Nel 2010 il Fmi ha sottoscritto la ristrutturazione del debito greco e adesso ammette di aver commesso un grosso errore. Premettendo che tutti possono sbagliare, già nel 2010 il Fondo sapeva che il debito greco era insostenibile e che c'era bisogno di un haircut (un taglio del valore nominale del debito nei confronti dei creditori, ndr). Perché è intervenuto lo stesso senza haircut? Perché l'opinione degli economisti del Fondo è stata ignorata? Quale ruolo hanno giocato le ambizioni politiche dell'allora direttore generale Dominique Strauss-Kahn? Perché adesso invece il Fondo è così rigido? E perché ha annunciato la necessità di una ristrutturazione del debito solo quando i negoziati erano già falliti? Quale ruolo giocano le ambizioni di Christine Lagarde di farsi rinominare come direttore generale del Fondo? Sembra cioè che i giochi vengano fatti alle spalle o sulle spalle del popolo greco».



Anche la Grecia ha però le sue colpe.



«Molti errori sono stati commessi in Grecia, sia dai vecchi Governi che da Alexis Tsipras e dalla sua squadra, ma non vedo sufficiente attenzione alla dignità del popolo greco. L'unico ad averla è stato Papa Francesco. Se vogliamo che l'Europa non rimanga solo un'espressione puramente geografica, le istituzioni europee devono preoccuparsi anche della dignità dei cittadini europei».



Quindi il vero problema è l'Europa?



«Non vuol dire che non ci sia un problema Grecia, ma uno Stato che produce appena il 2% del Pil europeo non è in grado di creare tanta confusione. Se l'ha creata, vuol dire che il problema è delle istituzioni europee, che non sono in grado di gestire questa piccola crisi. Sono per lo più istituzioni non elette. Non tanto la Commissione Ue, l'unico organo eletto ma che non ha vero potere, ma la Merkel, che ha un'influenza determinante sulle politiche dell'Unione, ma è stata eletta solo dai tedeschi e non da tutti gli europei».



Quale sarà l'esito del referendum?



«Dipende tutto da chi i greci riterranno colpevole della chiusura delle banche: Tsipras o l'Europa.
Ma chi vince sarà determinante soltanto per il futuro politico di Tsipras. In ogni caso la crisi non finirà e si riprenderanno le trattative».