Gay, Vacca: «Sul tema dei diritti civili italiani più saggi della politica»

Gay, Vacca: «Sul tema dei diritti civili italiani più saggi della politica»
di Antonio Manzo
Martedì 30 Giugno 2015, 10:13 - Ultimo agg. 10:14
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Gli italiani difendono il modello tradizionale della famiglia, bocciano le nozze e le adozioni gay, dicono sì alle unioni civili, con il riconoscimento alle coppie omosessuali dei diritti affettivi e ad alcuni di ordine patrimoniale. Il sondaggio del Mattino fotografa l'opinione degli italiani sui temi etici e denota anche un «divorzio» tra la politica chiamata a legiferare e il giudizio della società reale su temi così sensibili.



Professore Giuseppe Vacca come legge i dati di questo sondaggio de Il Mattino?

«Le cifre ci dicono che esiste una società reale che spesso pensa in maniera più oculata della politica o dell'effimero e corrosivo del circo mediatico sul cosiddetto rivendicazionismo dei diritti civili. Come non riconoscere che, al di là delle cifre e delle tendenze che esse manifestano, c'è l'opinione di un Paese moderno, maturo, responsabile e capace? È un Paese che non dimentica che la radice dell'umanità è naturalmente duale, uomo o donna».

Giuseppe Vacca, presidente dell'Istituto Gramsci, Beppe per gli amici e gli intellettuali italiani, è uno dei quattro studiosi che nel 2011 pubblicarono una lettera-manifesto intitolata L'emergenza antropologica: per una nuova alleanza. «Siamo rimasti in tre, dopo la morte di Pietro Barcellona. Mario Tronti, Paolo Sorbi ed io» dice il filosofo marxista. Sorride, con ironia, all'ennesima riproposizione di quell'etichetta affibbiata quattro anni fa, a lui a ai colleghi, «Marxisti ratzingeriani».



Professore perché viviamo una stagione dei diritti civili fondata sulla soddisfazione dell'individualismo del desiderio?

«È il frutto della crisi antropologica. È il frutto di una superstizione della storia, secondo la quale il riconoscimento per legge del desiderio individuale è la fonte della libertà e del diritto».



Quale criterio di discernimento, secondo lei, dovrebbe utilizzare un cittadino comune quando è chiamato ad esprimere un giudizio sui nuovi diritti, come unioni civili, nozze e adozioni gay?

«Dovrebbe presumersi un pò legislatore, cioè come se fosse lui chiamato a fare leggi, sia pure come una piccola molecola».



Partendo da quali presupposti?

«Che la comunità umana è una comunità duale, fondata da un uomo e da una donna che garantiscono la riproduzione della specie umana e trasforma un diritto alla procreazione nel dovere della genitorialità. È l'unico, imprescindibile punto di vista dal quale deve partire un buon legislatore».



Ciò toglie libertà a chi vuole assumere orientamenti sessuali diversi dal genere duale, uomo donna?

«No, non toglie libertà. Ma la regolazione legislativa dei rapporti eterosessuali ma anche omosessuali non può prescindere da una priorità: il diritto alla vita e la riproduzione del genere umano, assicurati dall'unione di un uomo e una donna. È la tradizione millenaria della famiglia, dal Medioevo in avanti».



Lei esclude che si possa legiferare per nuclei simil-familiari con diritti e tutele equipollenti alla famiglia naturale?

«Certo che si può legiferare, ma con norme che abbiano carattere e finalità diverse. Perchè deve essere scritto in una codificazione specifica una famiglia che non è duale, naturale? Altra cosa è il riconoscimento e la tutela di diritti civili e sociali. Questo tipo di unioni omosessuali non hanno come destinazione la responsabilità umana della procreazione. Perchè non vederla dal versante del figlio generato e dei suoi diritti? Un figlio ha diritto ad un padre e ad una madre naturale».



Quindi, lei esclude una legge che possa prevedere le adozioni gay?

«Le adozioni gay non sarebbero una scelta saggia del legislatore. Sarebbe come riconoscere per legge uno strano artifizio che colliderebbe con il principio naturale della comunità duale, uomo- donna. È diritto naturale».



Il Governo promette una legge sulle unioni civili fondata sul modello tedesco. È d'accordo?

«Io sono per il riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto etero o omosessuali, con il riconoscimento di una sorta di welfare, in materia di assistenza, eredità. Ma la possibilità di adottare bambini no. Concepire una vita è assunzione di responsabilità. Quando hai generato un figlio metti in moto un processo generativo determinato da un uomo e una donna. È in quel momento che sei chiamato ad una responsabilità antropologica, cioè accogliere e accompagnare una vita guardando al genere umano e al suo destino umano e spirituale».



Il legislatore italiano potrebbe andare oltre sul tema delle adozioni gay?

«Io non conosco figli autogenerati. È la Costituzione italiana a definire cosa sia la famiglia, riconoscendele la finalità prioritaria della generazione. Il diritto dei nati comincia dall'essere generati da un padre ed una madre».



Pochi giorni fa la Corte Suprema americana ha deciso sul matrimonio omosessuale come diritto universale di cittadinanza.

«Il diritto ha abdicato alla funzione neutrale e, al tempo stesso, neutralizzatrice. La neutralità come capacità di contemperare l'apparente uguaglianza dei diritti; forza neutralizzatrice come capacità progressiva di rafforzare il legame sociale. In America la decisione della Corte Suprema sul matrimonio omosessuale ha manifestato la crisi del diritto e della democrazia come processo legislativo. La decisione americana rende ancor più grave ed evidente un'emergenza antropologica del mondo sempre più corroso dalla secolarizzazione nichilista. È una sentenza connotata da una matrice individualistica, con il diritto prestato all'avallo di sentimenti e desideri».



Pochi giorni migliaia e migliaia di cattolici hanno dato vita al Family Day, senza avalli ufficiali delle gerarchie ma solo con una convocazione con i social network.

«È un passo avanti sia per la Chiesa che per la Cei e le gerarchie. Quella piazza era una piazza vera che ha sottratto l'opinione dei cattolici italiani sui temi dei diritti civili a qualsiasi strumentalità o esercizio fazioso».



Si aspetta novità dal Sinodo dei vescovi sul tema della famiglia, del riconoscimento degli onmosessuali, sulle coppie gay?

«Ma la Chiesa cosa può dire oltre quel che ha già detto come accogliere gli omosessuali come persone normali, sostenere il percorso del ravvedimento di fede dei divorziati o dei risposati? Che altro deve fare?»



Sui diritti civili non ha la sensazione che, in alcune circostanze, perfino papa Francesco venga strumentalizzato nelle parole che pronuncia?

«Da Papa Benedetto XVI a Papa Francesco la dottrina della Chiesa non è cambiata. Sono cambiate le personalità che l'interpretano. Tra i due Papi e il magistero dei due papati, a partire dalla quattro straordinarie encicliche di Ratzinger e la quinta scritta insieme a Bergoglio, c'è una sinergia e una continuità che è garanzia di pensiero forte per l'umanità del Secondo Millennio».
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