Avellino: caccia al caricabatterie che uccise Mariantonietta. sarà ritirato in tutta Italia

Inquirenti al lavoro per ricostruire la catena di distribuzione dell'apparecchio cinese

Mariantonietta Cutillo
Mariantonietta Cutillo
di Alessandra Montalbetti
Domenica 17 Settembre 2023, 10:32
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 Caricabatterie killer, gli inquirenti sono a lavoro per ricostruire la catena di distribuzione della tipologia di congegni elettrici non a norma, uno dei quali determinò la morte di Mariantonietta Cutillo. Ora i militari dell'Arma effettueranno delle verifiche a livello nazionale per impedire che le vendite di quei caricabatterie continuino. Analogo lavoro verrà svolto da tutti i comandi stazione della provincia di Avellino. Le prime verifiche verranno effettuate nelle attività di tutti i clienti dei cinque imprenditori iscritti nel registro degli indagati per la morte della sedicenne di Montefalcione dalla procura di Avellino. E' in corso in queste ore un'analisi attenta di tutta la documentazione sequestrata nelle sedi di Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, a Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano per risalire ed individuare i negozi che finora sono riforniti nelle attività finito nel mirino della procura avellinese.

Ma è solo il punto di partenza. Successivamente verranno effettuate delle verifiche anche in altri negozi che possono aver ugualmente in vendita questo tipo di caricabatteria pur non risultando cliente dei cinque importatori indagati. Un lavoro dunque quello che dovranno svolgere i militari dell'Arma a livello locale e nazionale, per impedire che altri episodi simili si ripetano. Mariantonietta Cutillo fu raggiunta da una scossa elettrica mentre era nella vasca da bagno il 2 maggio scorso. I militari del Racis di Roma si sono concentrati sul caricabatteria in uso alla sedicenne in quanto l'impianto elettrico dell'abitazione della ragazza è risultato a norma. Nelle ore immediatamente successive all'evento tragico durante le ispezioni di carabinieri e vigili del fuoco - non venne riscontrata alcuna dispersione all'impianto elettrico dell'abitazione. E dunque fu analizzato anche il caricabatteria. A causare la morte della giovane una scarica elettrica proveniente dal telefono, collegato al caricabatterie e scivolato in acqua che si propagò attraverso il corpo di Maria Antonietta direttamente dalla estremità libera del cavo usb con il quale stava caricando il telefonino mentre parlava con un'amica.

Dunque se le componenti elettriche del caricabatterie fossero state a norma Maria Antonietta Cutillo, non sarebbe morta fulminata nella vasca da bagno.

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Gli accertamenti condotti dagli inquirenti sul caricabatterie hanno consentito di appurare che il«condensatore ceramico a disco» avrebbe mostrato «difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati». Ed è pertanto, proprio per questo motivo che i carabinieri del reparto speciale del Racis ritengono responsabile della morte della giovane il caricabatterie, atteso che se il condensatore interno fosse stato costruito impiegando componenti elettriche con marchio Cee, in ottemperanza al decreto legislativo 86/2016, Mariantonietta non sarebbe morta. Del resto i militari hanno accertato che i dispositivi posti sotto sequestro sono risultati privi di foglio di istruzioni d'uso, delle avvertenze di sicurezza e delle dichiarazioni di conformità 'Ce'', così come della marcatura di 'classe Y'' previste dalle norme tecniche per tali dispositivi elettronici. Mariantonietta Cutillo, unica figlia di Giuseppe e Rosa, titolari di una macelleria a Manocalzati, fu trovata senza vita nel bagno dell'abitazione di famiglia. Ad allertare i genitori, fu proprio l'amica con la quale la 16enne era a telefono. 

 

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