Aggressione in casa Zinzi,
preso a Mosca l'ideatore del raid

Aggressione in casa Zinzi, preso a Mosca l'ideatore del raid
Lunedì 16 Gennaio 2017, 11:27
2 Minuti di Lettura
È stato arrestato all'aeroporto di Mosca il cittadino georgiano di 33 anni Aleksandre Gejadze, noto in Italia con l'alias Aleksandre Trushin, ricercato per la violenta rapina di cui, nel giugno 2015, rimase vittima nella propria abitazione di Caserta Maddalena Zinzi, figlia dell'ex presidente della Provincia di Caserta e sorella di Gianpiero Zinzi, attualmente in carica come consigliere regionale.

A carico di Gejadze, ritenuto l'ideatore principale del raid, è in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere un processo in contumacia per i reati di rapina aggravata, lesioni personali e sequestro di persona; per la rapina alla Zinzi sono state già condannate a sei anni di carcere la badante della vittima, la cittadina 24enne del Kirghisistan Aiperi Turdugulova, ritenuta la basista che dall'interno dell'abitazione aprì la porta ai banditi, e l'amica connazionale Nargisa Kuruchbekova di 31 anni, compagna di Gejadze; 14 anni di carcere sono stati invece inflitti all'unico dei tre componenti della banda fermato dopo il fatto, il 33enne georgiano Imeda Gogotchuri, che in Italia usava l'alias di Andrej Boda. Dopo il colpo invece Gejadze, che viveva a Napoli, è fuggito allontanandosi dall'Italia via mare; grazie ad una fitta rete di conoscenze e complicità, ha attraversato vari paesi balcanici prima di arrivare in Russia, dove è stato arrestato presso l'aeroporto della capitale.

Sulle sue tracce c'erano gli investigatori della Polizia di Stato, in particolare della Squadra Mobile di Caserta diretta da Filippo Portoghese, e dell'Interpol; le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere diretta da Maria Antonietta Troncone.
A carico di Gejadze è stata avviata la procedura di estradizione che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni con la consegna dell'uomo all'Autorità Italiana. Durante la rapina la Zinzi fu barbaramente picchiata e torturata anche con una piastra per capelli mentre la figlia piccola di tre anni veniva tenuta in ostaggio; la donna fu costretta a chiamare il marito per farsi dire la combinazione della cassaforte. All'appello manca ora solo il terzo componente della banda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA