Addio ad Agnone, «007» dei crimini di guerra

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di Vincenzo Corniello
Lunedì 20 Febbraio 2017, 00:09
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CASERTA - Con la scomparsa di Joseph Agnone, a 87 anni, «è in programmazione, a breve un’azione congiunta - dice il sindaco di Castel di Sasso, Francesco Coletta - tra il nostro comune, e quelli di Caiazzo e Liberi, dove Agnone aveva la sua ultima residenza, per fare in modo che sia ricordato per sempre da tutti». Un’iniziativa tesa a sottolineare che «Joseph è la storia - dice il primo cittadino di Liberi, Antonio Diana - perché con i suoi studi e la sua sconfinata cultura ha scovato dall’oblio crimini rimasti impuniti per anni, permettendo alla giustizia di fare il suo corso»
Agnone era noto per essere stato il primo ricercatore a fornire alla magistratura italiana il dossier sulla strage di Monte Carmignano a Caiazzo del 1943. Indagine che, come lui rivelava, «era iniziata per passione, perché ero interessato alla storia della seconda guerra mondiale e volevo approfondire alcuni dettagli relativi alla battaglia del Volturno». 
Giuseppe Agnone, originario di Castel di Sasso, era emigrato negli Stati Uniti, fissando la sua residenza a So. Plainflield, nel New Jersey. Tutto iniziò, per Agnone, quando sul New York Times del 14 ottobre 1943 trovò un articolo e venne a conoscenza che il giornalista Herbert Matthews aveva scritto che i tedeschi in Italia incendiavano tre case su quattro. E da qui per Agnone la necessità di approfondire la ricerca, pure perché ricordava che la sua casa era stata bruciata dai tedeschi. E soprattutto perché il nonno, Luigi, era di Caiazzo. Per indagare, a Washington Agnone consultò il «National Archives and Records Administration». Dove si trovò in mano i registri dei crimini di guerra. Ancor più soddisfatto perché per la prima volta a un italoamericano fu consentito di consultare quei registri. E in quell’archivio scoprì che la sera del 13 ottobre 1943, sulle colline di Caiazzo, alcuni soldati della Wehrmacht, guidati da un giovane sottotenente, Wolfgang Lehing-Emden, trucidarono in modo efferato 22 civili italiani, nella quasi totalità donne e bambini. Solo nel 1988, a seguito dell’iniziativa di Giuseppe Agnone, la Procura di Santa Maria Capua Vetere aprì un procedimento penale per scoprirne movente e autori. Il processo si concluse nel 1994 con la condanna all’ergastolo di due dei responsabili.
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