Casal di Principe, morto dopo il pestaggio: 22 anni al nipote del boss

La vittima fu colpita più volte con una mazza da baseball

L'aula di tribunale
L'aula di tribunale
di Biagio Salvati
Giovedì 11 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:27
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Ventidue anni di reclusione, a fronte di una richiesta di condanna all’ergastolo. La seconda sezione della Corte di Assise di Napoli non accoglie la pena quantificata dalla Procura di Napoli Nord e così, escludendo l’aggravante che aveva contesto l’accusa concede le attenuanti generiche ad Alessio De Falco, 23 anni, nipote del boss Nunzio detto “o’ Lupo”. L’imputato era accusato dell’omicidio di un barista tunisino, Imhed Zilmed, 53 anni, dopo una lite avvenuta il 12 novembre del 2022, alle tre di notte, in un bar di Casal di Principe. Il processo benché istruito dalla Procura con sede nel Palazzo di Giustizia ubicato nel Castello Aragonese di Aversa, si è celebrato nell’aula della Corte di Assise di Napoli in quanto a Napoli Nord ancora non è istituita una sezione di Assise.

A difendere De Falco, gli avvocati Mirella Baldascino e Pasquale Diana, che hanno insistito soprattutto sull’aspetto medico. La vittima entrò in ospedale con un trauma cranico alla testa, recandosi lui stesso nel nosocomio di Giugliano in Campania.

Una volta dimesso, dopo dodici giorni, torna in ospedale con problemi attinenti alle vie respiratorie, relativi ai capillari danneggiati. 

La perizia parla di infezione polmonare non escludendo la responsabilità del trauma ricevuto, particolare che non convinceva molto la difesa: la vittima è stata dimessa dall’ospedale senza mai essere intubato o posto in terapia intensiva. Il barista fu massacrato alla testa con una mazza da baseball dopo un alterco nato per futili motivi, a quanto pare una birra che l’imputato non voleva pagare. A questo punto sarebbe spuntata la mazza da baseball tirata fuori dal barista nascosta sotto il bancone ed utilizzata per difendersi, che gli fu sfilata di mano da De Falco: a questo punto il 23enne non avrebbe esitato a massacrare il tunisino.

Dall’autopsia è emerso che la vittima - recatosi personalmente all’ospedale di Giugliano per farsi medicare - soffriva anche di una patologia ai bronchi ma, alla fine, come detto, si è accertato che i colpi inferti e le lesioni gravissime sono stati la causa del decesso. Da Giugliano in Campania il tunisino fu trasferito per la gravità delle condizioni all'ospedale di Pozzuoli, per poi spirare in una struttura Rsa dell’alto Casertano dove fu poi collocato. I militari dell’Arma che eseguirono l’arresto accertarono attraverso le immagini delle telecamere e alcune testimonianze che il tunisino fu colpito più volte per futili motivi dal giovane. De Falco non ha esitò a infierire violentemente sul capo della vittima con la pesante mazza da baseball. Il giovane, era appena uscito dai domiciliari dopo un arresto per resistenza a pubblico ufficiale avvenuta a Formia ma non è nuovo ad aggressioni del genere, a quanto pare era un habitué dei litigi nei bar. 

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Nel 2021 aggredì in modo violento una barista romena. De Falco, che si trovava con il fratello gemello, colpì la ragazza per una birra negata che aveva chiesto di consumare in un locale di San Cipriano d’Aversa. Presa per i capelli, la donna fu sbattuta con la testa contro il bancone del bar e minacciata pesantemente con frasi come «Ti sparo, ti ammazzo». In questo caso, ironia della sorte, fu proprio un tunisino a saldare il conto dei due giovani per evitare discussioni. Dopo la condanna, De Falco beneficiò della pena sospesa per poi rendersi protagonista dell’ennesimo litigio questa volta finito in modo tragico con la morte del barista di origine tunisina. La motivazione del verdetto sarà depositata dopo l'estate.

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