Estorsioni a commercianti e imprenditori, dieci arresti nel clan Bidognetti: indagati per truffa due ex parlamentari, uno già prosciolto

Estorsioni a commercianti e imprenditori, dieci arresti nel clan Bidognetti: indagati per truffa due ex parlamentari, uno già prosciolto
di Nicola Rosselli
Mercoledì 4 Maggio 2016, 08:28 - Ultimo agg. 20:11
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Estorsioni a go-go per conto del clan camorristico dei casalesi, fazione Bidognetti, risalenti agli anni che vanno dal 2007 al 2011 e oltre, avendo come teatro di azione Lusciano e Parete, senza disdegnare puntate ad Aversa, Cesa e a Villa Literno. Nel mirino della cosca imprenditori edili impegnati sia in lavori privati che appalti pubblici, un’agenzia che si occupa dell’installazione di luminarie in occasione delle feste patronali o natalizie, rivenditori di materiale edile, titolari di supermercati (nel caso di Aversa) e così via. Un’inchiesta che ha portato a dieci arresti ieri ma vede indagate ben 38 persone, perché le indagini dei magistrati della Dda partenopea sulle estorsioni nell’Agro Aversano, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, si sono intrecciate con altre vicende che vedono implicati una serie di colletti bianchi quasi tutti del Nord Est tra cui due ex parlamentari. Vicende che fanno intravvedere la possibile esistenza di truffe finanziarie e, addirittura, la falsificazione di alcune sottoscrizioni per una lista civica in occasione della tornata elettorale delle politiche del 2013. Entrambe le vicende sono state oggetto di indagine da parte della guardia di finanza di Venezia.

La prima vicenda, che ha visto indagati due esponenti politici di rilievo nazionale, Vladimiro Crisafulli del Pd e Luca Bagliani di Lega e Udeur, ha avuto come oggetto un vero e proprio tourbillon di rapporti finanziari, molti dei quali con conti esteri e si è conclusa con un nulla di fatto poiché, secondo i magistrati napoletani non vi sarebbero elementi atti a provare un’associazione a delinquere finalizzata a truffe finanziarie, per cui non ricorrerebbero gravi indizi di colpevolezza.
A Bagliani viene poi contestata, con altre sei persone, anche la falsificazione delle firme poste a sostegno della lista «Intesa Popolare» che si presentò alle Politiche del 2013; in tale circostanza, emerge dal provvedimento, l’ex deputato avrebbe promesso utilità varie, tra cui la candidatura nella lista, ad un tenente-colonnello dell’esercito impiegato al Comando Logistico Militare Nord affinché fornisse nominativi dalle banche dati in suo possesso. Per questa indagine, seguita dalla finanza di Venezia, ipotesi di reato avvenuto a Mestre, il gip partenopeo si è dichiarato incompetente trasmettendo gli atti al tribunale del capoluogo veneto.
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