L’imprenditore Gallo piange in aula: «Così fui tagliato fuori dal settore petroli»

luigi gallo
luigi gallo
di Marilù Musto
Giovedì 12 Gennaio 2017, 08:12 - Ultimo agg. 16:19
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CASERTA - «Io ho pianto quando ho dovuto cedere il mio distributore di benzina». A tratti struggente, fedele alla sua versione fornita nei primi interrogatori ai pm dell’Antimafia e, soprattutto, incentrata sui rapporti intercorsi con Giovanni Cosentino, fratello dell’ex politico di Forza Italia, Nicola: la ricostruzione fatta dall’imprenditore di Villa di Briano, Luigi Gallo, ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere è durata due ore. Ma proseguirà la prossima settimana. È lui il testimone di ferro della Procura di Napoli. Le sue parole sono una sorta di “ariete” contro l’impero economico dei fratelli Cosentino rappresentato dalla centrale dell’Aversana Petroli, azienda che distribuisce carburanti in tutta la Campania, sequestrata nell’aprile del 2014 su ordine della Dda. Gallo, stando alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato la prima “vittima” dello strapotere dell’ex coordinatore in Campania di Forza Italia, ieri in aula, ma anche del sistema delle imprese “sponsorizzate” nelle istituzioni che vedevano Gallo come un “insetto” da schiacciare. L’imprenditore chiese al Comune di Villa Di Briano di aprire un distributore di benzina sulla statale Nola-Villa Literno, ma la concessione non venne fornita. Per questo aspetto è stato chiamato a deporre in aula anche Nicola Magliulo, ex dipendente dell’Ufficio tecnico del comune di Villa Di Briano e sentito come testimone nel processo sui carburanti, ma imputato per reati mafiosi in un altro maxi processo. 

Sulle parole di Magliulo e sui suoi “non ricordo” si sono scontrati in aula, con toni accessi, il pubblico ministero Alessandro D’Alessio e l’avvocato Vittorio Giaquinto, difensore di Giovanni Cosentino, che ha messo in evidenza come i racconti di Gallo e Magliulo sembra siano quasi identici, sfogliando sul banco una intercettazione ambientale. Nell’intercettazione Magliulo sembra dica al suo interlocutore di aver saputo da Gallo dell’inchiesta su Cosentino, appena quindici giorni prima di essere chiamato dai carabinieri. Dopo la “tempesta in aula”, però, è stata la volta di Gallo: «Bruno Sorrentino, dipendente della Kuwait, mi bloccò. Mi mise in condizione di non aprire il distributore – ha dichiarato ieri – me ne accorsi perché colui con il quale dovevo aprire la società, durante un incontro in un bar di Aversa ricevette una telefonata e dopo tre minuti mi disse: guarda, ho dimenticato il certificato della Camera di Commercio a casa, non posso più fare la società. Il giorno dopo venne a farmi visita Sorrentino e capii». Gallo (difeso dall’avvocato Delio Iorio) , ascoltato dal collegio presieduto dal giudice Roberta Carotenuto e interrogato dai magistrati della Dda D’Alessio e Vanorio, si è soffermato sugli incontri con Giovanni Cosentino, titolare dell’Aversana Petroli. I rapporti fra i due si ruppero quando Cosentino ottenne l’autorizzazione per l’apertura del distributore e Gallo no. Oggi, l’imprenditore di Villa di Briano, ha perso tutto.
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