Il giallo di Peter gettato nel laghetto,
si riaprono le indagini

Il giallo di Peter gettato nel laghetto, si riaprono le indagini
di Vincenzo Ammaliato
Sabato 21 Gennaio 2017, 11:26 - Ultimo agg. 11:45
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CASERTA - Esattamente cinque anni dopo il ritrovamento del suo corpo in un laghetto artificiale di Castelvolturno, le forze dell’ordine tornano sullo stesso luogo per effettuare nuove ricerche utili alle indagini. All’opera, questa volta, però, non è la polizia che seguì il caso dal giorno della scomparsa di Pietro Moscato, il 16 dicembre del 2011, ma i carabinieri di due diverse compagnie, quelli di Mondragone e di Santa Maria Capua Vetere.
All’opera, oltre alle unità ordinarie, anche un nucleo di sommozzatori e gli elicotteristi dei carabinieri, aiutati dalla guardia costiera di Napoli. Le ricerche si sono concentrate all’interno dello stesso specchio d’acqua dove riaffiorò il corpo di Peter (così chiamavano la vittima amici e parenti) dopo venti giorni di ricerche.
Qui cinque anni fa furono trovati il casco di protezione e le chiavi dello scooter che Peter utilizzò quando fu visto per l’ultima volta dai suoi parenti. Già nei giorni successivi al ritrovamento del corpo le ricerche delle forze dell’ordine s’intensificarono nello specchio d’acqua, alla ricerca di elementi utili alle indagini. Ma nonostante il grosso dispendio di energia non fu trovato nulla.

Le operazioni dei carabinieri di ieri, seguite anche dal tenente Emanuele Macrì, erano rivolte soprattutto alla ricerca dello scooter e dell’arma del delitto. Ma anche cinque anni dopo il lago non ha restituito nulla. Tuttavia, il tenente Macrì garantisce che l’area sarà ancora oggetto di ricerche, probabilmente con strumentazione più sofisticata, perché gli inquirenti sono certi che quelle acque custodiscano elementi utili per risalire al movente e agli autori di quel barbaro omicidio, tuttora ancora avvolti nel mistero. Peter, stabilì l’esame autoptico, non morì per annegamento ma per le ferite inferte con un’arma da taglio. Fu ucciso in maniera cruenta e barbara, con numerose coltellate. E prima di cercare di occultare la salma in quel lago, oltre che legargli mani furono assicurate al corpo anche delle pesanti pietre.

Tuttavia, il corpo di Peter riaffiorò il 5 gennaio, mandando nello sconforto i suoi parenti che non avevano mai smesso di sperare di ritrovarlo in vita. Gli inquirenti hanno fatto varie ipotesi per il movente dell’efferato delitto, scartando da subito, però, quello legato alla malavita organizzata, almeno di quella da sempre egemone in zona, dei casalesi, con la quale non è emerso alcun legame con Pietro Moscato.

Eppure, in quel periodo a Baia Verde, il quartiere dove viveva il giovane, c’era in attività una banda di ladri che stava facendo razzie in numerose ville della zona. La banda pare fosse formata per lo più da cittadini albanesi e proprio da questa nazione proveniva un caro amico di Peter che andò a cercarlo a casa il giorno dopo la sua scomparsa.
Si tratta di un elemento su cui gli inquirenti non sono mai riusciti a fare chiarezza. Il coetaneo di Pietro citofonò a casa Moscato alle 8 di mattina del 17 dicembre, chiedendo del suo amico. Rispose la mamma del giovane, che spiegò la strana assenza del figlio e invitò l’amico a entrare.

Ma il ragazzo da quel momento sparì e di lui non si è mai saputo più niente. Diciannove giorni dopo fu ritrovato il corpo privo di vita di Pietro. Poi, nessun’altra certezza sul caso, se non quella compresa ieri: che le indagini da allora non si sono mai fermate.
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