Ludopatia, 250 giocatori
in cura all'Asl di Caserta

camper asl
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di Franco Tontoli
Lunedì 20 Febbraio 2017, 08:00 - Ultimo agg. 09:24
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CASERTA - La ludopatia, la dipendenza, cioè, dal gioco d’azzardo è un male abbastanza diffuso a Caserta, incentivato dallo spuntare come funghi di sale per scommesse, dal pullulare di slot machines, dalla sovrabbondanza di gratta e vinci e similari che adescano nelle rivendite e per il gioco informatizzato per quanti del proprio smartphone fanno una specie di casinò tascabile. Qualche cifra: sono circa 250 le persone in carico presso gli ambulatori del Dipartimento Dipendenze dell’Asl per la sola patologia da gioco d’azzardo, di queste 120 sono in trattamento costante, nel totale sono compresi il centinaio circa di soggetti registrati nel 2016. 
Cifre importanti, fenomeno per quanto possibile da ridurre, l’amministrazione comunale cerca di fare la propria parte e nella mattinata di ieri in piazza Pitesti, nei pressi della chiesa del Buon Pastore, s’è ancorato il camper «Capitan Uncino», struttura messa a disposizione dall’Asl con un team di sanitari e psicologi per consulenze e informazioni specifiche. Iniziativa di concerto con il Comune, c’era anche Rita Martone, assessore all’Innovazione nei servizi demografici e nei rapporti col cittadino. «L’iniziativa – ha detto – è inserita in un programma finalizzato a prevenire e contrastare queste dipendenze che risultano in crescita e che comprendono uomini e donne di varia età e ceto sociale. Siamo molto attenti al fenomeno, il Comune alla fine dell’anno scorso ha adottato una delibera con la quale è stato approvato il regolamento per l’insediamento di sale giochi e installazione di giochi leciti nei pubblici servizi. Seguirà opportuna sorveglianza». Curiosità fra la folla di fedeli in entrata e uscita dalla chiesa, interesse per il percorso disegnato sul selciato ove, dopo aver indossato un visore a occhiali, si provava a seguire il tracciato con la vista alterata dagli effetti di una simil-sbornia. Questo per mettere in guardia dalla dipendenza alcolica. Ma l’interesse è stato puntato sulla ludopatia, sul camper l’èquipe dell’Asl con il dottor Roberto Malinconico, responsabile dell’Unità delle dipendenze comportamentali, la dottoressa Laura Ventrice, gli operatori Enrico Altomare e Pancrazio Sposito. Partiamo dalle cifre riferite dal dottor Malinconico, ci sono fasce d’età e sociali particolarmente vulnerabili? «No – dice – ce n’è di tutto e di più, al di sotto dei vent’anni e, target più consistente, tra i 40 e 60 anni. Una volta i pensionati, per fare un esempio, giocavano a carte nei circoli dopolavoro o all’osteria, oggi sono esposti a tutto ciò che il gioco d’azzardo promette. I giovani o comunque i più predisposti alla tecnologia, giocano via internet, adescati da qualche bonifico poi sono soldi erosi a suon di ricariche. E si diventa schiavi, il gioco si sposta dall’asse della salute mentale alle dipendenze». Quali le terapie per questi pazienti? «Le più efficaci – dice lo specialista – sono quelle di gruppo, quelle che coinvolgono i familiari per coloro che vivono solitudini affettive, infine le terapie farmacologiche quando al vizio del gioco si associano manifestazioni depressive e altre di tipo psichiatrico».
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