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ROMA (28 giugno) - L’ex arbitro Daniele Tombolini, per gli amici “Tombo”, enologo quando arbitrava e forse ancora, moviolista della Rai e buona spalla di siparietti ora volutamente e ora spontaneamente comici, ci ha spiegato ieri sera l’“inguacchio Rosetti”, cioè il fuori gioco di Tevez che, come il gol di Lampard nel pomeriggio, non era questione di centimetri ma di metri. Dunque l’arbitro Rosetti (confidenzialmente chiamato Robertino da “Tombo”) avrebbe prima convalidato il gol, su indicazione del suo “colg” (collaboratore guardalinee) Ayroldi.
Quando poi i maxischermi dello stadio avevano riproposto le immagini, l’arbitro e il “colg” non sapevano più che pesci pigliare, mentre la sola cosa da fare era invitare al rinvio il portiere messicano. Parlottavano fra loro (tipo “hai visto?”) e si rivolgevano all’amico Paolo, l’ altro “colg” dall’altra parte del campo, il quale non aveva visto niente, né dal vivo né dallo schermo e pure invocato, “paolo paolo” era la tomboliniana intercettazione del labiale, a domanda non rispondeva anche senza accampare il legittimo impedimento che sarebbe l’ordine di Blatter agli arbitri di non guardare immagini ma decidere, sbagliando, dal vivo.
E così Rosetti si è trovato confusamente tra due fuochi: perdere la faccia davanti al pubblico dello stadio e del mondo, confermando il gol e l’errore, o perderla davanti a Blatter, il gran capo del calcio, che dopo la testata di Zidane vista al replay e così punita ha detto: guai a chi guarda la tv (talk show e reality compresi?). Ha optato per ubbidire a Blatter: forse pensava di essere così molto ossequioso delle regole e di salvare il fischietto per la finale. E invece dovrà tutt’al più soffiare nella vuvuzela.