Clan, edilizia e politica:
il «sacco» di Marano

Clan, edilizia e politica: il «sacco» di Marano
di Ferdinando Bocchetti
Venerdì 20 Gennaio 2017, 10:05
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MARANO. Un vero e proprio sistema politico-affaristico che "comandava" in città. Un sistema criminale che, secondo il racconto di numerosi collaboratori di giustizia, si sarebbe servito anche di esponenti politici del territorio, alcuni dei quali hanno ricoperto o ricoprono cariche di primo piano. E' quanto emerge dalle 650 pagine della sentenza di condanna degli imprenditori Antonio, Benedetto e Luigi Simeoli, fondatori e titolari della Sime costruzioni e di altre società del ramo immobiliare. I re del mattone, condannati  in primo grado per associazione mafiosa, erano di fatto la longa manus del clan Polverino. Per circa trent’anni Antonio Simeoli, meglio noto come “Ciaulone” ha esercitato la sua attività imprenditoriale in regime pressoché di monopolio. “Ciaulone”, poi affiancato dai figli Benedetto e Luigi, ha riciclato nelle sue attività i soldi del boss Giuseppe Polverino, alias ‘o Barone, in carcere dal 2012, e investito parte dei proventi nelle lucrose attività dello spaccio di hashish, orchestrate sulla rotta Marocco-Spagna-Marano dai sodali di Polverino.


I legami con i Nuvoletta e i Polverino.

“I Simeoli – racconta il collaboratore di giustizia Salvatore Izzo, cresciuto nel clan Nuvoletta  – avevano inizialmente realizzato costruzioni con i soldi dei Nuvoletta, poi avevano proseguito con il clan Polverino. I Simeoli avevano fatto molte operazioni utilizzando i soldi dei Polverino, certamente tra il 2001 e il 2002, quando gli stessi, in occasione delle elezioni comunali, misero gli occhi su alcuni terreni non edificabili”. Izzo ha riferito anche del ruolo di primo piano ricoperto da un altro imprenditore del ramo edile di Marano, Angelo Simeoli, meglio noto come “Bastone”, cugino di Antonio e indagato in un altro procedimento giudiziario. Entrambi espressione del clan Polverino, secondo il pentito, ma ognuno con il proprio referente politico sul territorio.


Le riunione nelle case dei Simeoli.

Non solo costruzioni, ma un ruolo ben più ampio e di spessore all’interno del clan. “Simeoli aveva messo a disposizione del clan diversi appartamenti del parco Sime – ha riferito il pentito Biagio Di Lanno, uomo di punta dei Polverino, condannato per traffico di droga – Gli affiliati vi si riunivano quando dovevano raccogliere le puntate per le partite di droga dalla Spagna”.


Il monopolio sul mercato immobiliare e l’influenza sulla politica locale.

“Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando i Polverino si staccarono dai Nuvoletta – ha riferito il pentito Roberto Perrone, braccio destro del “Barone” e uomo di riferimento per gli affari nel comune di Quarto – non c’era concessione edilizia, a Quarto e a Marano, che non venisse gestita dalla nostra organizzazione. La gestione era stata affidata ai Simeoli”. Un’influenza esercitata anche nella pubblica amministrazione. “Antonio Simeoli  riusciva a condizionare gli esiti delle elezioni politiche a Marano, poiché era molto influente. Alla fine degli anni Ottanta – secondo Perrone – riuscì a far eleggere suo nipote Luigi Simeoli (attualmente in carcere ndr), poi divenuto vicesindaco della città. “Ciaulone”, negli anni successivi,  è riuscito ad ottenere tutti i titoli abitativi e le concessioni per le sue costruzioni, soprattutto grazie alle conoscenze e alle pressioni che riusciva ad esercitare sulla componente politica del Comune di Marano”.


Il cimitero di Poggioreale.

“Antonio Polverino (zio di Giuseppe, attualmente latitante ndr) – ha riferito inoltre Perrone – era intervenuto in merito ad un appalto che Simeoli aveva preso presso il cimitero di Poggioreale dove avrebbe dovuto costruire centinaia di loculi. L’area era sotto la giurisdizione del clan Contini. Allora un affiliato dei Polverino, Giuseppe Ruggiero (attualmente in carcere ndr), fece da intermediario per evitare che i Contini si presentassero al cantiere e fosse concesso ai Simeoli uno sconto sulla tangente da pagare”.


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