Campi Flegrei, Ingv: nessun segnale di un'imminente eruzione

La risposta dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia al documentario choc della tv svizzera

Alcune scene dal documentario choc svizzero
Alcune scene dal documentario choc svizzero
Mercoledì 17 Aprile 2024, 20:10 - Ultimo agg. 19 Aprile, 07:04
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Campi Flegrei sono la piu grande caldera urbanizzata attiva nel cuore del continente europeo. A partire dal 2005 è interessata dal fenomeno bradisismico che causa il sollevamento del suolo, terremoti ed emissioni fumaroliche. La caldera è monitorata da un sistema di monitoraggio multiparametrico continuo. Tutti i dati forniti da questo sistema, «al momento, non mostrano evidenze dell'imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni».

Lo rende noto l'Ingv, spiegando che «le azioni di mitigazione del rischio vulcanico sono basate sulla condivisione delle informazioni corrette sullo stato del vulcano. La condivisione può avvenire in molteplici forme, quali la pubblicazione di dati e di bollettini sui siti web istituzionali, incontri scolastici, incontri con la popolazione esposta al rischio, seminari, conferenze, corsi di formazione ai giornalisti e quant'altro. L'ampio spettro di queste attivita e continuamente praticato dal nostro Istituto».

«A fronte di tale impegno - dice l'Ingv - risulta pertanto dissonante quanto si può osservare in alcuni articoli di stampa che rilanciano un documentario della TV svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione ai Campi Flegrei. Si tratta di una informazione non basata su dati, e che ignora completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione che hanno visto, e ancora vedono, scienziati e Protezione Civile lavorare fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità vulcanica ed il relativo rischio di una delle aree più antropizzate al mondo». 

Riferendosi al documentario, l'Ingv osserva che «sviluppare un racconto che mette insieme quanto avvenuto nelle due più devastanti eruzioni che hanno sconvolto i Campi Flegrei (Ignimbrite Campana, avvenuta circa 40mila anni fa, e Tufo giallo Napoletano, avvenuto circa 15mila anni fa) con quanto sta avvenendo in questa fase bradisismica è solo un esercizio di sfoggio di grandi effetti speciali per chi realizza documentari, e una cancellazione di anni e anni di condivisione di dati e informazioni da parte di chi ne scrive enfatizzando l'allarmismo.

Tutto ciò non ha alcun senso scientifico e, soprattutto, è un'informazione dannosa che sfrutta il sensazionalismo e raccoglie l'attenzione dello spettatore-lettore terrorizzandolo».

La storia eruttiva e i dati attuali registrati ai Campi Flegrei, prosegue l'Ingv, «raccontano altro». Nessuna delle 70 eruzioni avvenute nell'area negli ultimi 15mila anni, infatti, «si avvicina neanche lontanamente allo scenario rappresentato nel documentario e pubblicato su alcune testate giornalistiche, ignorando informazioni ben note e continuamente consultabili sul nostro sito». A partire dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di più probabili e «anche se lo scenario con la più alta probabilità di accadimento è quello di una eruzione piccola (come avvenuto per l'eruzione di Monte Nuovo del 1538), lo «scenario di riferimento per la valutazione delle aree potenzialmente esposte ai diversi fenomeni durante una futura eruzione, è stato scelto quello relativo alla fase più intensa di una eruzione di scala media (tipo quella avvenuta ad Astroni 4mila anni fa)».

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Di conseguenza «la probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima», osserva l'Ingv. Inoltre perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una enorme quantità di magma entri nel sistema e «questo genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero né al nostro sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell'area». L'Ingv «le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita quotidiana delle persone devono essere contestualizzate e supportate da dati sperimentali e dalle relative incertezze. Informazioni, tra l'altro, pienamente consultabili sulle nostre pagine web. Il resto sono opinioni, e anche se dette da stimati colleghi stranieri, restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro». 

 

La probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano «è bassissima», dicono gli scienziati. Inoltre, perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala «è necessario che una enorme quantita di magma entri nel sistema. Questo genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero ne al nostro sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell'area». Basti pensare che prima dell'ultima epoca di attività, in cui si sono verificate 27 eruzioni esplosive con un volume di magma emesso in totale inferiore a 3 km cubi, l'area compresa tra Monte Nuovo e la Pietra si e sollevata di circa 50 m. Durante le due eruzioni più devastanti (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano) sono stati eruttati, in un singolo evento, da decine a centinaia di km cubi di magma.

«Come potrebbero questi fenomeni - chiede l'Ingv - avvenire senza importanti e non avvertiti precursori? Comprendiamo che il sensazionalismo e l'allarmismo attirano l'attenzione e i click sul web. Ma noi non ci stiamo, come dimostrano le dichiarazioni di ben altro tono rilasciate dal nostro personale nel corso del documentario». Le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita quotidiana delle persone «devono essere contestualizzate e supportate da dati sperimentali e dalle relative incertezze. Il resto sono opinioni, e anche se dette da stimati colleghi stranieri, restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro. Il sistema di monitoraggio, quello di sorveglianza e la pianificazione in emergenza non si costruiscono sulle opinioni». 

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