Il papà di Antonio: «Mi hanno minacciato di morte, ora voglio giustizia per mio figlio»

Il papà di Antonio: «Mi hanno minacciato di morte, ora voglio giustizia per mio figlio»
di Mary Liguori
Mercoledì 4 Maggio 2016, 18:04 - Ultimo agg. 18:55
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«Mi hanno minacciato di morte, per questo solo ora riesco a trovare la forza per chiedere giustizia per mio figlio». Lo dice Gennaro Giglio, papà del piccolo Antonio, volato giù dal settimo piano del palazzo dove morì anche Fortuna Loffredo. «Voglio che venga fatta giustizia sulla morte di Antonio, abbiamo il diritto di sapere la verità, ora capisco perché all'epoca i familiari della mia ex compagna picchiarono me e i miei fratelli», dice ancora Giglio che è anche il papà delle tre bambine che sarebbero state abusate da Tito Caputo, convivente di Marianna Fabozzi, madre di Antonio, ai domiciliari per complicità con il presunto orco.

Sulla tragica fine del piccolo Antonio c'è stata di recente una nuova delega d'indagine. La sorella di Caputo accusa infatti la Fabozzi di aver spinto suo figlio giù dalla finestra. Il padre ora chiede che il corpo del bimbo venga riesumato e che si dispongano nuovi accertamenti. Si approfondiscono indagini sul caso
«gemello» dell'omicidio di Fortuna.



Intanto dopo tre anni la famiglia del piccolo Antonio si costituisce parte civile nel procedimento ancora in corso presso il Tribunale di Napoli. I familiari, difesi dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, si ritengono parte offesa e chiedono con forza di accertare le cause reali della morte del loro bambino che avvenne nell’aprile del 2013. Gli sviluppi sul caso Fortuna hanno dato la forza ai familiari di esporsi nel procedimento. Hanno vinto la paura e infranto il muro di omertà che evidentemente aleggiava anche sul caso del piccolo Antonio


Ed infine sul fronte delle indagini sembra sempre più probabile che potrebbero essere trasferite alla sezione della procura di Napoli che si occupa dei reati sessuali. Le indagini sulla morte del piccolo Antonio Giglio, deceduto dopo essere precipitato dalla finestra dell'appartamento della nonna al settimo piano del «palazzo degli orrori», nel Parco Verde di Caivano, furono avviate nell'aprile del 2013. L'episodio presenta inquietanti analogie con l'omicidio della piccola Fortuna, vittima di abusi sessuali e morta un anno dopo per essere stata lanciata nel vuoto, secondo i pm della procura di Napoli nord, per essersi rifiutata di sottostare all'ennesima violenza. È quanto filtra dall'ufficio inquirente partenopeo, che sta valutando di dirottare l'indagine su Antonio, in cui al momento viene contestato il solo omicidio colposo alla madre del bimbo, alla sezione specializzata guidata da Luigi Frunzio.

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