Sarri, l’uomo forte
che non fa più sconti

Sarri, l’uomo forte che non fa più sconti
di ​Francesco De Luca
Lunedì 29 Agosto 2016, 08:17
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Focoso in panchina quanto lucido nelle analisi post partita, Sarri non ha celebrato oltre misura la prima vittoria del Napoli in campionato. Quattro gol segnati a Fuorigrotta sabato sera, con le doppiette di Milik (alla prima partita da titolare) e Callejon (un veterano, quarta stagione in azzurro), ma due subiti dal Milan in quattro minuti e nel peggiore dei modi, con una difesa allo sbando e l’esperto Reina apparso esitante come un portiere all’esordio. Una questione di stanchezza, di preparazione non al top? Non è casuale, forse, che l’allenatore nel post partita si sia lamentato per l’espulsione decretata da Valeri a inizio ripresa ma anche per la convocazione di Pepe nella nazionale spagnola, dove lui - bicampione d’Europa nel 2008 e nel 2012 e campione del mondo nel 2010 - rientra dopo un lungo periodo di assenza perché al nuovo commissario tecnico Lopetegui serve un uomo di esperienza dopo il congedo di Casillas. Sarri ha spiegato che il portiere non si è allenato per problemi fisici durante il ritiro e che ha bisogno di un particolare tipo di preparazione per tornare su buoni livelli, in una parola affidabile e in grado di intercettare un pallone come quello del rossonero Niang. 

Sorprendecheilclub,davantia questa situazione che riguarda uno dei giocatori più rappresentativi, non abbia chiuso l’operazioneperunportiereitaliano-Sportiello,alungo trattatoconl’Atalanta-lasciandocome vice di Reina il napoletano Sepe e il brasiliano Rafael: un azzardo, dato che nessuno dei due ha giocato una sola partita nello scorso campionato di serieA.Èstataunasceltadellasocietà,chepureavevaladisponibilità economica per prendere ancheunvice di spessore da sistemare alle spalle dello spagnolo,oppureReinanonavrebbe tollerato colleghi che non fossero quei due giovani, da schieraresoltantoincasodinecessità, come accadde per Gabriel nella disfatta del 3 aprile a Udine? Sarri, bravo anche perché concreto,nonhaelogiatogliattaccanti per le tre doppiette in duepartite(Mertens,Milik,Callejon), ma si è soffermato sulla difesa, che ha preso gol rocamboleschi dal Pescara e dal Milan. E qui ha evidenziatola prima grande differenza rispetto alla scorsa stagione, in cui non faceva riferimenti al mercato e anzi ricordava: «Mi stanno sullescatoleicolleghicheneparlanosempre».Ècambiatol’atteggiamento del tecnico, che dopo un anno di buon lavoro (e un contratto quadriennale che nondeveessere sottoposto a verifica al termine di ogni stagione,comeprevedeva l’accordostipulatoconDeLaurentiis nell’estate 2014) si sente più padrone dellasituazione, dunque pronto aindividuare i problemieachiederne - per la parte che riguarda il club -la soluzione. E il discorso sulladifesaresta più che mai aperto, a soli tregiornidallaconclusione dellasessioneestivadelmercato. Il presidente, anche se sembra in posizione defilata (non haassistitoalleprimeduepartite di campionato), si è nuovamentecatapultatosuMaksimovic,ilserbocheerasembratovicino al Napoli già dodici mesi fa e poi nello scorso gennaio. Ma Cairo alzò troppo l’asticella. Ineffetti,sembrano tantianchei 30milioni richiestidalTorinoperilcentraleserbo,indubbiamenteprestante, tuttaviacostretto a giocare soltanto sedici partite nello scorso campionatoperungraveinfortunio. Senza dimenticare quanto è accaduto in questi giorni a Torino, con unafuga che ha indispettitoMihajlovic, suoconnazionale, arrivato a dichiarare: «Per me Maksimovic è morto». Ci si puòfidare di un tipo così? I problemi difensivi del Napoli non riguardano soltantola difesa, nel senso che è la fase che deve complessivamente migliorare, con un maggiore supporto dei centrocampisti. Ci sono due certi motivi di preoccupazione, aldilàdipossibili cali di rendimento dei giocatori, per Sarri: l’indisponibilità perunindefinitoperiododiTonelli (neanche un allenamento con i compagni) e l’assenza di Koulibaly e Ghoulam, impegnati in gennaio in Coppa d’Africa. L’allenatore, bravo a valorizzaregli uominiche ha (e lo ha dimostrato nella scorsa stagione recuperando alcuni azzurriuscitimalconcidallagestione Benitez), non sembra stavolta ad accettare soluzioni tampone, ovvero acquisti che nonsianonecessariperilNapolie adeguati al sistemadigioco. Nelloscorsogennaio,dopoil titolodicampioned’inverno (e a un mese dallo scontro diretto controla JuveaTorino),vennero presi il difensore Regini in prestito dalla Samp e il centrocampista Grassi dall’Atalanta, pagatonovemilioni.Siricorderà quanto spazio hanno avuto: unasimbolicapresenzaperRegini, neanche un minuto per Grassi. È questo contesto che non deve ripetersi ed ecco perché De Laurentiis, dopo aver chiarito l’infondatezza della trattativaCavani(nonvuolealimentare sogni dopol’esito della prolungata trattativa con Icardi), ha nuovamente puntato suMaksimovic. Che è graditoaSarri,comeZielinski,chein duepartitehaconfermatodiessereilcentrocampistacheserviva, in grado di alzare la linea medianaerenderlapiùoffensiva. Un anno fa, appena entrato nel circus del grande calcio dopo tanta gavetta e un solo campionato di serie A sulla panchinadell’Empoli,probabilmente il tecnicononavrebbepostoun aut aut a Gabbiadini, da mesi scontento della situazione in cui si è trovato a Napoli, prima schiacciato da un fuoriclasse comeHiguaine adesso sorpassato da Milik, che ha esordito conladoppiettaalMilan,ipotecandoilpostoda titolare alla ripresadelcampionato.L’allenatore aspetta indicazioni chiare daManolo,cheprobabilmente non sarà stato rasserenato né dalla convocazione nella nuovaNazionalediVenturanédalle parole di De Laurentiis («Milik e Gabbiadini hanno grandi possibilitàdi trovarelaloroconsacrazione», ha puntualizzato nel comunicato emesso su Cavani).E allora, seilbergamasco insiste per liberarsi dalla maglia azzurra, bisogna trovare la soluzione. Come per la difesa, il tempo stringe e l’unica via praticabileè apparsa a un certo punto lo scambioconilfiorentino Kalinic, anche se Sousa vuole trattenerlo. Perso Higuain, il tecnico aveva dato la suaindicazioneaidirigenti: perfetto Icardi o Morata per il Napoli, nonBacca, rimastoinfatti alMilan. Sarri non si è mai sentito imbarazzato al cospetto dei campioni trovati un anno fa nel ritiro di Dimaro.Ha stabilito patti chiari con tutti, a cominciare daHiguain, che infatti si era presentato sotto peso in Val di Sole e avevacominciato alavorareintensamenteperquellacheèstatalamigliore stagionedella sua carriera. Adesso, portato il NapoliinChampionsLeaguee resosi conto delle grandi aspettativedellapiazza,fissagliobiettividimercatoeparlaconlachiarezza che deve avere l’uomo cherappresentailpuntodiriferimento all’interno dello spogliatoio.Certiatteggiamentifortineiconfrontidellaclassearbitrale - proteste a Pescara per il rigore revocato sul 2–2 e al San Paoloperilfallo nell’azionedel primogoldelMilan,questepagate con l’espulsione - derivano anche dal pensiero che non aver alzato la voce nella scorsa stagione ha ulteriormente incrementatoil distacco dalla Juve. Che sa sempre come muoversinei rarissimicasiincuisubisce un torto. Sarri, l’altra sera,l’habuttatasull’ironia:«Caccianome perché portola tuta». Ormai la divisa sociale laindossanoquasi tutti i suoi colleghi. A cominciaredaAllegri. Il ragazzino di Bagnoli,il quartiere dove ha vissuto da piccolo e che gli è rimasto nel cuore,comelabandiera azzurra, non sa comefiniràquestastagione e se effettivamente la Juve saràindomabile,ma non vuole avere il rimpianto di non aver fatto una mossa in campo o di aver sorvolato su un’accusa, se circostanziata e opportuna, alla categoria arbitrale che dovrebbe avere maggiore rispetto per lasquadracheèarrivataseconda nello scorso campionato, senza aiutini. E sembra pronto agiocarla da solo, questa partita, se necessario. 
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