Non si ferma la protesta degli addetti alla custodia di Palazzo Reale. Mercoledì il sito è rimasto chiuso, ieri sono stati garantiti i servizi minimi, ma le prossime aperture straordinarie previste per il 26 aprile e per il 28 e il 30 in notturna non ci saranno. Dunque turisti e appassionati d’arte non potranno ammirare anche in quelle date la “Flagellazione” di Caravaggio né accedere ai luoghi della ex residenza borbonica. La mobilitazione continua a oltranza, dicono i sindacati, e intanto un tavolo di trattativa proposto dal direttore di Palazzo Reale Mario Epifani per lunedì 24 aprile salta perché le sigle hanno deciso di non aderire.
Il motivo della protesta è l’assunzione di 4 guardie private, voluta dalla direzione del bene per far fronte all’ampliamento degli spazi fruibili per i visitatori, all’aumento di pubblico previsto per la bella stagione, oltre che per le conseguenze dello scudetto del Napoli in termini di calca. Ma i custodi non ci stanno: «Già da tempo si ricorre nei siti dei beni culturali all’utilizzo di lavoratori precari e consulenti, invece di perseguire l’assunzione di dipendenti a tempo indeterminato con lo scorrimento delle graduatorie in essere o sollecitare l’indizione di nuovi concorsi pubblici» si legge in una nota sottoscritta da Cgil, Cisl e Uil. «A questa situazione si è aggiunta la decisione del direttore Epifani di utilizzare un appalto per affidare ad un’azienda privata funzioni di vigilanza di competenza dei dipendenti pubblici».
La replica di Epifani è stata chiara: «Con la situazione attuale, se volessimo coprire tutti gli spazi esterni e interni in base al numero di unità di personale ora disponibili saremmo costretti a chiudere alcune sale del museo.
Così ha proceduto all’inserimento dei vigilantes che sono stati posizionati all’ingresso di piazza Plebiscito, a quello carrabile su piazza Trieste e Trento, nel Giardino romantico e nella zona dei metal detector. Il personale in sciopero lamenta il fatto che siano guardie armate: «Anche noi abbiamo la qualifica di personale di pubblica sicurezza e il porto d’armi: perché utilizzare figure prese da un’azienda privata?» chiedono polemicamente. Su questo pare che già da tempo ci sia il parere negativo del prefetto di Napoli, Claudio Palomba, che sta provando a mediare. I custodi dicono ancora: «Abbiamo in più occasioni fatto presente la gravità della scelta compiuta, arrivando a chiedere l’intervento del Prefetto in un tavolo di raffreddamento che non ha visto la retromarcia del direttore». Un altro timore è la possibile perdita degli introiti derivanti dall’impiego nel cosiddetto “conto terzi”, ovvero le attività che il Palazzo Reale realizza in orari straordinari e che sono ben remunerate. Così «a questo punto non ci è rimasto altro che sospendere le attività istituzionali non obbligatorie, che vengono svolte dai lavoratori su base volontaria». Ieri sera mancando il personale non è stato reso possibile il transito di alcuni camion che dovevano scaricare materiale per il teatro di San Carlo.
Epifani ieri ha provato a trovare un accordo, convocando una riunione d’urgenza con i sindacati per lunedì prossimo; le parti sociali si sono dette contrarie all’incontro – oggi saranno rese note le ragioni ufficiali della decisione - che così è saltato. La direzione di Palazzo Reale intende però precisare che i motivi della protesta sembrano infondati e che nessuna prerogativa dei dipendenti pubblici è a rischio, specialmente il “conto terzi” resterebbe appannaggio del personale ordinario. Dice Epifani: «Ci stiamo muovendo in sintonia e secondo le indicazioni del ministero e in costante contatto con la prefettura e la questura per far fronte all’urgente necessità di garantire la sicurezza dell’intero complesso monumentale, molto frequentato e particolarmente a rischio, come hanno dimostrato episodi anche recenti».