Teschi di cartapesta sulle statue di Napoli: «Sono stato io, difendo l'ambiente e non faccio danni»

Teschi di cartapesta sulle statue di Napoli: «Sono stato io, difendo l'ambiente e non faccio danni»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 21 Ottobre 2021, 15:00 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 07:19
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Si è risolto il mistero dei teschi comparsi su alcune statue del centro storico di Napoli: non erano opera di no vax, no Green pass o qualche americanata connessa all'imminente festa di Halloween. La trovata futurista di coprire le statue con dei teschi, anche in altre città d'arte italiane, serviva in realtà per sensibilizzare gli italiani sui temi ambientalisti e gli imminenti pericoli dei cambiamenti climatici. L'idea arriva da un celebre artista veneziano che ha collaborato in passato anche con Banksy e autore di opere a scopo di sensibilizzazione sociale in tutta Europa. Si tratta di Michele Tombolini che, questa volta, per riempire l'Italia di teschi simboleggianti la vita umana a rischio estinzione si è avvalso dei gruppi ambientalisti, sorti a Londra e attivi in quasi ogni città europea, di Extinction Rebellion (Xr). A Napoli, per coprire le statue di Palazzo Reale, i Decumani, piazzetta Nilo e tanti altri luoghi simbolo, sono bastati tredici attivisti partenopei di Xr ai quali l'artista veneziano ha spedito le maschere di cartapesta che loro hanno poi installato senza danneggiare alcun monumento due notti fa. Alla fine sono dovuti comunque intervenire i carabinieri ieri mattina che con l'ausilio di vigili del fuoco e operai della Napoli Servizi hanno rimosso le maschere dalle statue. I militari stanno valutando in queste ore se denunciare i responsabili che, comunque, non dovrebbero rischiare tantissimo dal momento che nessun danneggiamento è stato compiuto, anzi - come ricorda Davide Maranta, 38enne attivista di Xr - per installare le maschere su alcune statue molto in alto sono state utilizzate persino delle canne da pesca per non arrampicarsi sui monumenti. Divertitissimo della riuscita dell'iniziativa è certamente l'ideatore della performance Michele Tombolini, anni 57 e conosciutissimo in tutta Europa. 

 

Ora rischia una denuncia, lo sa?
«Non credo abbiamo fatto nulla di male perché non abbiamo danneggiato nulla, da artista figuriamoci se potevo consentire di rovinare altre opere d'arte».

Come è nata l'idea?
«Da sempre cerco di dare un messaggio con le mie creazioni, con Banksy per sensibilizzare sulla tratta dei migranti; a Berlino con la Butterfly ho creato anche con l'utilizzo della realtà aumentata il murales che raffigura una bambina con le ali azzurre al centro di Friedrichshain, per sensibilizzare le persone contro gli abusi sui minori.

Ora volevo lanciare un messaggio sull'ambiente e per farlo mi sono rivolto al gruppo di Xr».

Per dire?
«Le maschere che abbiamo installato sono dei teschi dai quali fuoriescono piante e alberi. Condivido il messaggio dei ragazzi degli attivisti di Xr che abbiamo ormai pochissimo tempo, forse solo 4 anni, per invertire il progressivo disastro che sta causando il cambiamento climatico. Lo abbiamo fatto in forme non violente, senza distruggere nulla, come è nello spirito non violento di chi fa parte di Extinction Revolution».

Diventerà un movimento politico?
«Ma no! Vogliamo semplicemente far interessare quante più persone è possibile alle tematiche ambientali ed è ovvio che per farlo servirà che per primi si interessino di questi temi chi ci governa. Lo diciamo con l'arte».

Sa che all'inizio qualche quotidiano aveva scritto che si trattasse di una protesta di no vax?
«Mi ha fatto molto sorridere, ma qui i vaccini non c'entrano nulla. Io sono vaccinato, magari non mi piace come è stata gestita questa vicenda del Green pass. Credo che obbligare i lavoratori ad averlo non sia giusto. Credo in Italia ci sia molta censura a più livelli, anche per questo utilizzo ormai come mia firma che mi contraddistingue la X. Una X sulla bocca perché ci è proibito di parlare».

Questo giornale le sta dando la parola...
«E io la ringrazio dell'opportunità, ma il discorso è più complesso di così».

Anche sulla vicenda dei Green pass. Ha pensato che a Napoli c'è un grande legame con i culti funerei e con il simbolo del teschio come la devozione che c'è in città, ad esempio, per il cimitero delle Fontanelle?
«No, me l'hanno spiegato gli attivisti di Napoli che quello del teschio è un simbolo molto napoletano. Appena potrò ho una gran voglia di venire a Napoli e visitare questi luoghi, purtroppo è una città che conosco pochissimo, solo di passaggio. Ora però concentriamoci sul tema che vorremmo lanciare: pensiamo all'ambiente e salviamo il Pianeta».

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