Napoli, infiltrazioni al Pan
disegni inzuppati e sale chiuse

Napoli, infiltrazioni al Pan disegni inzuppati e sale chiuse
di ​Paolo Barbuto
Martedì 21 Febbraio 2017, 09:05 - Ultimo agg. 10:02
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Il tratto di Milo Manara è inconfondibile, la ragazza sensuale che beve di spalle è disegnata su un poster che è finito in mezzo all'acqua, è stato completamente inzuppato e ora che s'è asciugato, è diventato una cartaccia tutta raggrinzita. Per carità, può capitare che ci sia un'infiltrazione e che qualcosa possa rovinarsi: però se l'infiltrazione aggredisce palazzo Carafa di Roccella, ovvero il Pan, allora non c'è da stare a guardare, bisogna lanciare l'allarme. E bisogna farlo a voce alta.
 


La scoperta di quel poster, e del degrado che lo circonda, avviene per caso, aprendo una porta che s'apre sulle scale di emergenza e risalendo il percorso fino all'ultima rampa dove si trova un deposito con migliaia di faldoni, centinaia di scatole colme di libri e brochure e qualche residuo delle mostre passate. È lì che sono concentrati i segni del degrado causato dalle infiltrazioni, ma l'acqua ha trovato una strada per aggredire anche il resto della struttura.

Proprio al di sotto del deposito ci sono le sale dell'ultimo piano del Pan, quelle in cui è concentrata una parte degli uffici di diretta emanazione comunale (compresi quelli del Forum delle Culture) e nelle quali, fino a domenica scorsa, Palazzo San Giacomo aveva offerto ospitalità a «Nati per leggere», un progetto di avvicinamento alla lettura destinato a bimbi e genitori di ogni quartiere e di ogni estrazione sociale. È proprio davanti all'ingresso della sala di lettura dei bimbi che è comparso il primo cartello di emergenza: «Pericolo, locale interdetto per infiltrazioni». Ed è in quel momento, cioè prima dell'ultimo Natale, che la struttura ha iniziato le procedure di smantellamento.

Il Comune non è riuscito ad offrire una sede alternativa per ospitare il progetto che in sei anni ha coinvolto oltre settemila bambini con le rispettive famiglie per cui, attualmente «Nati per Leggere» non ha una sede ufficiale, verrà ospitato in una libreria del centro storico in attesa di una nuova sistemazione che sarà, comunque, lontana dal Palazzo delle Arti di via dei Mille e con buone probabilità non verrà più sostenuta dall'amministrazione locale: «Il sindaco ci aveva promesso che non sarebbe successo - dicono le volontarie del progetto tra le lacrime - invece alla fine siamo state costrette ad andare via».

Pure gli uffici comunali dovrebbero essere sfrattati, anche se per adesso i computer sono ancora sulle scrivanie e la corrente elettrica regolarmente allacciata: rischio immenso di fronte al pericolo per via delle infiltrazioni annunciato dai cartelli posti all'ingresso degli ambienti. I segni dell'acqua che trova percorsi per infilarsi all'interno della struttura non sono limitati solo al sottotetto e agli ambienti dell'ultimo piano. Ci sono evidenze del problema, che potrebbe diventare incombente, anche in altre aree del Pan, in particolare lungo la maestosa scalinata centrale dell'antico palazzo restaurato vent'anni fa proprio dal Comune di Napoli. Le pareti, in alcune zone, sono un reticolo di spaccature con sollevamento dello strato superficiale di stucco e pittura: inequivocabile segnale della presenza d'acqua, le macchie scure in alto si trovano un po' dappertutto a testimonianza delle infiltrazioni. Eppure ad uno sguardo complessivo, onestamente, non sembra che la situazione sia così devastante da imporre la presenza di quei cartelli di pericolo e di inibizione.

I soliti malpensanti sostengono che la situazione sia stata amplificata proprio per sfrattare «Nati per leggere» che potrebbe essere sostituito da nuovi programmi analoghi.
Però seguire i pensieri dei malpensanti non è una maniera corretta di affrontare la vicenda e i retropensieri vanno lasciati dove sono, ovvero nel retro. Qui bisogna semplicemente prendere atto di quel che c'è scritto sui cartelli e dei segni evidenti alle pareti. Quei cartelli dicono che dentro al Pan ci sono luoghi interdetti perché ritenuti pericolosi: e di fronte a questa unica evidenza reale non si può che restare basiti. E magari porsi anche qualche domanda: perché nessuno ha evitato che un palazzo antico, di proprietà comunale, destinato a ospitare arte e cultura, fosse invaso da infiltrazioni e umidità?

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