Napoli, corsa contro il tempo per evitare lo scioglimento del Teatro Stabile

Napoli, corsa contro il tempo per evitare lo scioglimento del Teatro Stabile
di Davide Cerbone
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 08:48 - Ultimo agg. 08:49
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Lo Stabile non è mai stato così instabile. Sarà per questo che tutti tacciono. Il presidente uscente Valter Ferrara ringrazia e declina garbatamente l’invito a commentare, l’assessore comunale alla Cultura Nino Daniele con uguale cortesia fa notare che «di questo si sta occupando il sindaco», e lo stesso direttore del Teatro, Luca De Fusco, non vuol proferire parola. Per tutti il profilo è basso, bassissimo. Praticamente, rasoterra. D’altro canto, il momento è decisivo e una parola di troppo potrebbe spostare equilibri, bruciare nomi, far saltare intese faticosamente conquistate.

Il Cda dello Stabile di Napoli è scaduto il 21 dicembre, e con quello sembra essere scaduto pure il tempo. Il conto alla rovescia per il rinnovo dell’assemblea è cominciato lunedì scorso, quando la lettera inviata dal presidente del collegio dei revisori dei conti ai soci del Teatro ha messo alle strette i contendenti di una battaglia a tutto campo: Vincenzo De Luca e Luigi de Magistris, divisi, tra le altre cose, anche sulla governance del Teatro Nazionale. È stato dunque Giuseppe Signoriello a suonare la sveglia: «Il teatro è paralizzato, senza guida», ha ammonito. Lasciando intendere che adesso basta, non si può più guerreggiare a dispetto dei santi. Nella fattispecie, Santa Lucia e San Giacomo, titolari dei palazzi del potere locale.

Il compito di stemperare la tensione tra le parti è affidato da settimane ai rispettivi capi di gabinetto, i luogotenenti Attilio Auricchio (Comune) e Sergio De Felice (Regione). In queste ore si susseguono gli incontri alla ricerca di una soluzione condivisa. Di sicuro, al momento, ci sono le conferme di Patrizio Rispo, nominato dal Comune e rimasto a lungo «congelato», e di Rosita Marchese, rappresentante del socio privato Banco Napoli. Salvo colpi di scena dell’ultimo momento, è fatta anche per la new entry Emilio Di Marzio, ex portavoce di Vincenzo De Luca, destinato a prendere il posto dell’avvocato Gennaro Famiglietti in quota Regione.

Così com’è ormai certa la fine dell’esperienza da presidente di Valter Ferrara, al quale però potrebbe essere offerta una poltrona in Consiglio. A lui il sindaco de Magistris aveva affidato un compito preciso: avviare la trasformazione dello Stabile in Fondazione. Un processo complesso, che si è arenato ancora prima di iniziare. E non a caso: per cambiare la natura societaria, infatti, era necessario mettere mano allo statuto. L’occasione sarebbe stata propizia per spostare gli equilibri a vantaggio del Comune.

Se le cose dovessero andare così, a de Magistris resterebbero i soli voti di Comune e Città metropolitana. Una soluzione, comunque, si dovrà trovare nei prossimi cinque giorni: lunedì prossimo alle 10,30 i soci dovranno arrivare in assemblea con un accordo. E il nome che unisce potrebbe non essere quello di Pina Amarelli Mengano: l’imprenditrice fu nominata in Consiglio su proposta della Città metropolitana, ma - riferiscono da ambienti comunali - su proposta della Regione, quando i rapporti tra le istituzioni erano più distesi. Adesso il braccio di ferro tra i due enti rischia di compromettere anche il suo incarico in Consiglio. Si lavora, piuttosto, ad un’intesa su un nome nuovo. Un compromesso al rialzo che porti ad una personalità prestigiosa, capace di garantire al Mercadante e al San Ferdinando forza e autorevolezza.
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