Elezioni Europee 2024, Vannacci a Napoli presenta «Il coraggio vince» tra polemiche e tensioni

Il generale: «Non mi sono mai definito antifascista perché non ritengo utile definirmi tale. Non è richiesto da nessuna norma della Costituzione»

Un momento della presentazione
Un momento della presentazione
di Vincenzo Cimmino
Giovedì 2 Maggio 2024, 22:46 - Ultimo agg. 3 Maggio, 00:37
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È iniziata sotto la pioggia la presentazione del libro del generale Roberto Vannacci «Il coraggio vince». Insieme allo scontro manifestanti e polizia. Con i giovani a protestare a pochi metri dall’ingresso del teatro “In Arte Vesuvio”, nonostante le ingenti misure di sicurezza. Con i ragazzi in strada a urlare «noi non lo vogliamo, Vannacci vai via».

E lui, il generale, tranquillo, alle 17 in punto ha iniziato il suo discorso riferendosi proprio a loro. Ai contestatori. «Li invito a venire in questa sala a manifestare le loro idee, non mi sono mai sottratto al confronto», salvo poi continuare «ma questo invito che faccio non ha mai successo».   

A lungo trattenuto dalle domande dei giornalisti in sala, il generale, neocandidato della Lega alle europee del prossimo giugno, ha subito messo in chiaro la sua posizione sull’antifascismo. «Non mi sono mai definito antifascista ‒ ha dichiarato Vannacci ‒ perché non ritengo utile definirmi tale.

Non è richiesto da nessuna norma della Costituzione, da nessuna legge, e il fascismo è finito cento anni fa. Non si può essere anti qualcosa che non esiste più». 

Liberato il palco dai giornalisti, nel salutare alcuni suoi conoscenti ha usato per loro il termine «miei camerati d’armi». E se qualcuno della stampa ha sottolineato l’infelice scelta di termini, altri, tra il pubblico, hanno immediatamente giustificato la frase.

Certo, definirsi antifascisti non è obbligatorio per legge. Ma è doveroso ricordare la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana. È necessario avere presente la Legge Scelba. È importante conoscere la Legge Mancino. Leggi, disposizioni, non opinioni o pensieri personali. Da rispettare e fare rispettare. Tutte contro il fascismo, tutte antifasciste. E lì sì che definirsi antifascisti diventa un obbligo. Se non per legge, per morale.

La presentazione in sé è durata poco. È stato lasciato molto spazio alle domande e altro ancora è stato dato ai motivi che secondo l’autore hanno portato la sua opera tra le più vendute. Una delle cause, secondo Vannacci, è «la censura, che si è voluta applicare al libro stesso». Per l’ufficiale, però, non si è trattato di una censura classica, ma di una censura morale.

«Non è stata una censura fisica, e poi tutti dicono che non esiste. È stata una censura morale, quella che viene implementata con più efficacia», ha continuato l’autore. «Cosa succede? Intanto la censura morale ha bisogno dei guardiani della morale, strumenti mediaticamente rilevanti che si autoincensano come coloro che possono decidere cosa si può esprimere e cosa non si può. Chi può parlare e chi non può parlare. E quando individuano la persona che non merita di parlare, cominciano a classificarlo. E ma lui è fascista, e ma lui è omofobo, e ma lui è razzista».

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L’incontro è stato promosso dall’associazione “Il mondo al contrario”. Così ha commentato in sala Luigi Mercogliano, presidente della sezione Campania: «Nasciamo perché dei cittadini, figli, padri, madri, sentono l’esigenza di muoversi nella società con la forma costituita dell’associazione, del comitato che non a caso si chiama “mondo al contrario” perché rilevano che in questa società c’è un’anomalia, cioè quella che è la normalità che tutti noi vorremmo vivere ci viene letteralmente impedita».

Altri momenti di tensione si sono avuti quando un giornalista ha chiesto a Vannacci spiegazioni sulla sua ipotesi delle classi separate a scuola. Mentre il generale rispondeva, dalla sala non è mancato il commento di qualcuno che reputava la frase provocatoria. Col candidato leghista e Luigi Mercogliano, sono intervenuti anche il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati. 

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