Pronto soccorso, accettano l'incarico solo in 51: chiusi Boscotrecase e San Giovanni Bosco

Pronto soccorso, accettano l'incarico solo in 51: chiusi Boscotrecase e San Giovanni Bosco
Pronto soccorso, accettano l'incarico solo in 51: chiusi Boscotrecase e San Giovanni Bosco
di Ettore Mautone
Martedì 7 Maggio 2024, 15:52
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Non c’è margine per aprire nuovi pronto soccorso in nessun ospedale campano: solo qualche buco tappato e turni coperti con meno affanni: dei 62 dirigenti medici risultati idonei al concorsone unico regionale espletato dalla Asl di Salerno per il reclutamento di 363 medici specialisti e specializzandi in medicina di urgenza e pronto soccorso (da distribuire in 12 su 17 aziende sanitarie campane dotate di un pronto soccorso) arrivano 51 accettazioni dell’incarico e 11 rinunce. Convocati oggi in Regione hanno fatto scattare il via libera al loro impiego in prima linea solo 16 specializzati in Medicina di urgenza e pronto soccorso e altri 35 specializzandi che avranno bisogno dunque di un tutore per lavorare in prima linea ma non in autonomia. Sono questi i numeri finali della procedura straordinaria di reclutamento per popolare i pronto soccorso degli ospedali campani voluta dal governatore Vincenzo De Luca per raschiare il fondo del barile ma che non ha dato i frutti sperati. 

Nel dettaglio all’Azienda dei Colli arrivano 5 rinforzi che saranno distribuiti tra il Cto e il Cotugno. Al Cardarelli prenderanno servizio solo 2 specialisti, nonostante ne servano almeno una decina, 4 quelli dirottati invece alla Asl Napoli 2 nord per puntellare la dotazione dei presidi di Frattamaggiore, Pozzuoli e Giugliano. Nove i dottori assegnati alla Asl Napoli 3 sud per soddisfare almeno in parte il fabbisogno dei presìdi di Nola e Castellammare ma comunque insufficienti per riprendere le attività, a pieno regime, delle due stroke-unit che in questi due ospedali hanno sospeso l’attività da fine 2023 e del tutto insufficienti per aprire il pronto soccorso di Boscotrecase che per ora garantisce le reti tempo dipendenti con la sola attività dell’Emodinamica e l’unità coronarica funzionante nelle ore diurne nell’ambito delle rete infarto.

Non va meglio per l’area metropolitana di Napoli: sebbene all’Asl Napoli 1 siano state assegnate 7 unità, 2 specializzati sono già in servizio alla Asl e quindi passano da specialisti ambulatoriali a effettivi nei ruoli del pronto soccorso.

Di nuovo c’è solo uno specializzato (sempre che accetti quando conoscerà la destinazione finale) mentre altri 4 sono specializzandi e quindi non possono svolgere attività autonoma. Praticamente il rinforzo vero è uno soltanto e gli altri 4 lo saranno solo quando avranno terminato il corso di specializzazione, se terranno duro fino alla fine.

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Una debacle che a Napoli allontana ancora la possibilità di riaprire l’emergenza del San Giovanni Bosco. Anche i concorsi che il manager Ciro Verdoliva ha bandito per le discipline delle unità specialitiche del presidio della Doganella (Medicina, Chirurgia, Neurologia, Ortopedia, Cardiologia) praticamente si riducono in tutto a una decina di candidati, un paio per ogni reparto, insufficienti anche a coprire anche i turni nei vari reparti che oggi viaggiano a scartamento ridotto con una grande carenza di personale e costretti spesso a prestare ore aggiuntive in autoconvenzioamento, misure che da sole non garantiscono di riaprire la prima linea dello storico ospedale di via Filippo Maria Briganti.  Degli altri specialisti in arrivo uno sarà dislocato alla Asl di Avellino, 6 al Moscati sempre in Irpinia, altrettanti alla Asl di Caserta, 11 all’azienda sanitaria di Salerno per i vari presìdi di Vallo, Sapri, Scafati, Battipaglia, Eboli e Polla. Nessun rincalzo infine in arrivo per il San Pio di Benevento, il San Sebastiano di Caserta e il Ruggi di Salerno che dovranno attendere tempi migliori. 

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