Napoli, nuovo piano per l'area Ovest
De Magistris apre ai privati

Napoli, nuovo piano per l'area Ovest De Magistris apre ai privati
di Luigi Roano
Mercoledì 24 Agosto 2016, 11:12 - Ultimo agg. 14:19
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Approvata la Variante urbanistica alla Zona occidentale: con questo atto, deliberato a fine luglio (il giorno 22) dalla giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris su proposta dell’assessore Carmine Piscopo, sostanzialmente va in pensione - ed era ora - quella prodotta da Vezio De Lucia un quarto di secolo fa. Non tanto per il disegno urbanistico dell’area, che resta più o meno lo stesso come destinazione d’uso dei suoli, ma perché quegli stessi suoli non sono più ingessati, congelati, le «destinazioni» potranno essere concretizzate perché è stato previsto, ed è fondamentale per recuperare 25 anni di ritardi, l’intervento dei privati. La modestia o completa assenza di fondi pubblici è la cifra politica dell’operazione: grazie a questo calcolo si punta a mettere in campo energie non solo pubbliche. È caduto anche nell’area occidentale, non ce ne voglia il grande De Lucia, il muro di Berlino. Cosa significa? Con la Variante De Lucia tutte le «attrezzature di quartiere» - per intenderci dai parcheggi alle piscine - dovevano essere fatte esclusivamente con intervento e fondi pubblici, ora non più. Sembra la scoperta dell’uovo di Colombo ma l’impostazione della vecchia Variante - che cesserà la sua vigenza in primavera - malgrado la crisi del pubblico non prevedeva altro che quel tipo di intervento, statale.

La parolina magica che ha sdoganato un pezzo enorme di città, è «uso conformativo» dei suoli. Si fanno patti, il privato investe e una quota delle attrezzature attraverso apposita convenzione è fruibile anche dal pubblico, gratuitamente. Prima di dare la parola a Piscopo, docente di Architettura prestato a Palazzo San Giacomo autore della Variante, è meglio ripetere bene quali sono i contorni di quella che si configura come un’autentica rivoluzione, che investe tutta l’area occidentale fatta eccezione per il perimetro Sin e quello dell’area ex Nato dove sono in vigore già piani urbanistici attuativi e dove c’è lo storico braccio di ferro tra Comune e Governo sul Commissario. 

Ci sono 900 ettari su cui lavorare di cui una trentina - come volumi - pronti ad accogliere le nuove attrezzature. Per avere una idea della dimensione di quello che si può fare, basta immaginare che c’è a disposizione un’area grande quanto l’intero quartiere di Bagnoli che ospita oltre 60mila napoletani. Cosa si intende per «attrezzature standard»? La città, ogni città, è fornita di un sistema di servizi sia a livello urbano (attrezzature culturali, sportive, scolastiche, sanitarie, sistema dei parchi territoriali) che di quartiere (attrezzature per l’istruzione dell’obbligo, religiose, culturali, giardini, parcheggi). Gli standard napoletani rispetto alla legge sono deficitari per circa 30 ettari.

«La nuova Variante - racconta l’assessore Piscopo - ha tra gli obiettivi la rimodulazione del fabbisogno esistente in termini di standard di quartiere di attrezzature di servizi urbani integrati. In una strategia che tiene insieme spazi pubblici e proprietà privata. Un adeguamento necessario perché l’area occidentale con il vecchio regime urbanistico scontava un deficit importante per la realizzazione di attrezzature di uso pubblico in quanto potevano essere realizzate solo dal pubblico. Ora si apre ai privati sotto la forte regia del pubblico in un regime di convenzionamento».
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