Stadio Maradona di Napoli, asse tra governo e Comune per gli Europei

Cambiare il Piano Bagnoli per sindaco e ministro sarebbe una mossa politicamente sconveniente

La cabina di regia su Bagnoli
La cabina di regia su Bagnoli
di Luigi Roano
Martedì 23 Aprile 2024, 23:34 - Ultimo agg. 25 Aprile, 09:01
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Il volto è tirato e anche un po’ rabbuiato come il cielo di Roma ieri mattina, così si mostra patron Aurelio De Laurentiis al termine di un’ora e mezza di incontro con il ministro per la Coesione - e per Bagnoli - Raffaele Fitto, il sindaco Gaetano Manfredi che è commissario di Governo per l’area ex Italsider e Bernardo Mattarella numero uno di Invitalia. Intendiamoci non è una resa, anzi, il patron andrà avanti. Tuttavia lo stadio del Napoli a Bagnoli, pur restando una strada in salita e molto stretta da percorrere è una ipotesi che non viene scartata ma valutata così come le quotazioni del rifacimento del Maradona restano invece molto alte. Il Governo - e il Comune - vogliono che a Euro 2032 Napoli ci sia e in prima fila: la città non può restare fuori dalla kermesse calcistica continentale. E il Maradona è ritenuto il veicolo più veloce e meno impattante per centrare l’obiettivo. Palazzo Chigi per questo motivo è pronto a mettere mano alla pratica che riguarda l’impianto di Fuorigrotta. Vale a dire sostenere anche finanziariamente e con la legge sugli stadi, per adeguare l’impianto agli standard della Uefa che significa rifare la struttura. Nella sostanza non è cambiato nulla da un mese a questa parte quando il ministro per lo Sport Andrea Abodi ribadì che la mossa di Manfredi - che ha una grossa preferenza per il Maradona - è quella giusta. In questo contesto, tuttavia, uno spiraglio a De Laurentiis sulla costruzione del nuovo stadio a Bagnoli resiste. 

Lo spiraglio

«All’esito del tavolo - si legge in un comunicato congiunto - si è convenuto sulla necessità di effettuare delle verifiche tecniche sulla realizzazione di opere all’interno del sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio e allo stesso tempo di verificare l’opportunità di intervenire sullo Stadio Maradona». Aurelio De Laurentiis all’incontro si è presentato con il suo architetto di fiducia Gino Zavanella, non con un progetto già pronto anche se è molto probabile che lo stia preparando atteso che per il patron lo stadio a Bagnoli dovrebbe essere pronto già per il 2027. Zavanella - nella sostanza - ha spiegato al tavolo che rifare il Maradona significherebbe tenere fuori dall’impianto il Napoli per tre anni perché in costanza di cantieri non si potrebbe giocare, gli azzurri dovrebbero migrare. Di qui «l’approfondimento tecnico» voluto da Fitto e dal sindaco sui suoli di Bagnoli dove però per costruire un impianto come uno stadio da oltre 60mila posti bisognerebbe cambiare il Piano regolatore visto che non sono previsti volumi di quelle dimensioni in una zona che è anche vincolata. E questo vale per l’area del Parco dello sport, gradita al patron e per l’area del Parco urbano non gradita a De Laurentiis. Senza considerare le bonifiche appena iniziate. Cambiare il Prg però significherebbe gettare via il disegno urbanistico finalmente compiuto dopo 30 anni di attesa. Gaetano Manfredi al riguardo chiarisce: «È stato un incontro - racconta - molto positivo con una logica di forte collaborazione e anche l’impegno del Governo, del ministro Fitto e del ministro Abodi, che non era presente ma sta seguendo con grande attenzione questa vicenda. Ovviamente il nostro obiettivo è avere uno stadio moderno a Napoli che ci consenta di poter ospitare gli Europei». Manfredi non “scassa” vuole vedere i progetti però per il Maradona è pronto a tutto anche a chiedere ai Fondo Saudita di metterci mano. Il patron dal canto suo è determinato a investire - questo trapela dalla Società - ed è fiducioso perché non è stata ritenuta l’ipotesi stadio a Bagnoli improponibile. Certo De Laurentiis è consapevole delle difficoltà «ci saranno - la riflessione che fanno in Società - analisi su come fare lo stadio, dove farlo sulla questione bonifiche e sulla coerenza con il Prg» ma c’è soddisfazione per l’incontro che Fitto, vicinissimo alla premier Giorgia Meloni, ha concesso.

La reputa una occasione.

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La partita

Ma cambiare il Piano Bagnoli per il sindaco e lo stesso governo sarebbe una mossa politicamente sconveniente: la partita è doppia da un lato si vuole venire incontro alle necessità di De Laurentiis dall’altro però ci sono le “ragion di Stato”. Nella sostanza, Manfredi e il Governo, dopo trenta e più anni di nulla nell’area ex Italsider imputabile al fallimento più grande della sinistra napoletana potrebbero davvero entro 3 o 4 anni consegnare alla città e ai bagnolesi la nuova Bagnoli, quella post Italsider. Con la colmata a mare che resterebbe al suo posto - la norma è allo studio del Ministero dell’Ambiente - che diventerebbe una formidabile occasione di rigenerazione urbana. Fitto deve investire ancora 650 milioni per completare l’opera e Manfredi è molto fiducioso: «C’è un impegno di tutto il Governo - spiega il sindaco - e sono fiducioso che entro l’estate questi soldi arriveranno. E quindi è ora di aprire la partita degli investimenti dei privati cioè coloro che dovranno fare alberghi, case e altre infrastrutture per la nuova Bagnoli». E questo significa che laddove sono previsti alberghi, case e industria leggera e parchi difficilmente potrà essere costruito uno stadio. 

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