Sud, duello De Luca-governo
De Vincenti: no ai posti statali

Sud, duello De Luca-governo De Vincenti: no ai posti statali
di ​Fulvio Scarlata
Venerdì 10 Febbraio 2017, 08:47 - Ultimo agg. 17:05
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Era cominciato con sorrisi e strette di mano, finisce con i due che, alzandosi da poltroncine vicine, si ignorano platealmente: Vincenzo De Luca e Claudio De Vincenti escono dal convegno delle diocesi del Mezzogiorno su «Chiesa e lavoro» a Napoli scavando un solco ancora più profondo tra il Governo e la Campania. Il governatore davanti a 70 vescovi parla di «un'emergenza sociale nel Sud che diventa emergenza democratica. Allora rilancio il mio piano per 200mila assunzioni di giovani del Sud, bastano 2,6 miliardi, il 5% di quanto lo Stato dà come incentivi alle imprese».

La risposta del ministro per il Mezzogiorno è però gelida: «Prendo le distanze da De Luca: per noi il punto chiave è rimettere in marcia l'economia del Sud. Sarebbe troppo comodo fare posti nel settore pubblico». Era il momento più importante della seconda giornata del convegno alla Stazione marittima di Napoli su «Chiesa e lavoro».

Quello in cui dare risposte alle proposte, alle suggestioni, alle provocazioni di quella che si è andata sempre più autodefinendo come Chiesa del Sud che vuole dare voce al dramma di un'intera generazione senza futuro «come quei ragazzi sulla Marna - come spiega monsignor Nunzio Galatino - a cui lo scrittore francese Bernanos fa dire: Abbiamo chiesto ai nostri padri una ragione per vivere ed essi ci hanno mandato a morire nelle trincee». Davanti alle testimonianze dei territori del Sud e ai vescovi che provano a individuare possibili vie d'uscita «nella distinzione dei ruoli con le istituzioni - come sottolinea il cardinale Crescenzio Sepe - ma con l'intervento delle istituzioni», Regione Campania e Governo rispondono con un plateale dissenso in completa disarmonia con le aspettative della platea.

Il confronto inizia soft. «Assistiamo al drammatico divaricarsi del divario Nord-Sud - dice De Luca - con la disoccupazione oltre il 50% per gli under 25, la crisi che morde la carne della gente tanto che il 15% dei cittadini rinuncia a curarsi. Quando la crisi sociale arriva a questi livelli diventa crisi democratica. Se un ragazzo non ha speranze per i prossimi dieci anni, se un padre di famiglia rimarrà senza reddito, allora c'è spazio a irrazionalità e demagogia». Il governatore propone prima di tutto un'autocritica: «Dobbiamo liberarci di vizi antichi come la lamentosità, il pulcinellismo, la tendenza a produrre solo parole e non cantieri». Per poi rilanciare la sua proposta:

«Serve un piano del lavoro subito per evitare la desertificazione sociale del Sud. Con il blocco del turnover da dieci anni abbiamo un'età media nella pubblica amministrazione di 50-60 anni, come possiamo informatizzarla? Allora assumiamo 200mila giovani, all'inizio con uno stipendio di 900 euro a crescere, per finire dopo tre anni con un concorso. Se risparmiamo il 5% degli incentivi per le imprese ricaviamo i 2,6 miliardi necessari a sostenere questa operazione». La replica di Claudio De Vincenti è secca: «Con il Masterplan e i Patti per il Sud - dice il ministro per il Mezzogiorno - vogliamo rafforzare, allargare e rendere più inclusive le energie positive del Sud, realtà che reggono la competizione internazionale. 

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