Gli stupri e la doppia guerra alle donne

di Cinzia Battista
Mercoledì 24 Aprile 2024, 23:30 - Ultimo agg. 25 Aprile, 07:00
4 Minuti di Lettura

I conflitti armati, soprattutto quelli contemporanei avvenuti dopo la caduta del muro di Berlino, hanno portato e tuttora portano con sé, sempre, una specifica tipologia di abbrutimento: la “guerra alle donne”, ossia lo stupro come terrificante strategia e arma di guerra. È un comune denominatore dalla guerra in Ruanda, a quella nei Balcani e, adesso, in Ucraina e a Gaza. È il prezzo indegno che le donne devono pagare chissà per qualche assurda legge della disumanizzazione dell’uomo.

Che in tempo di guerra arriva a odiare così ferocemente l’altro essere umano tanto da dimenticarsi di Dio o di Allah. Ma per fortuna esiste oltre alla giustizia divina anche una terrena e speriamo che chi si macchia di questi crimini contro l’umanità possa pagare, anche oggi, un prezzo - che non sarà mai troppo caro - come è successo per le guerre nel Ruanda e nei Balcani attraverso i Tribunale penali creati ad hoc che hanno emesso centinaia di sentenze e condanne a riguardo.

In Ruanda all’inizio di aprile si sono commemorati i trent’anni dal genocidio ad opera delle milizie estremiste Hutu contro i Tutsi, uno dei massacri più cruenti del XX secolo in cui persero la vita circa un milione di persone in cento giorni. Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda ha perseguito il primo caso che ha riconosciuto lo stupro come strumento per commettere un genocidio. Nei primi mesi di guerra circa 500mila donne, la maggior parte delle quali tutsi, furono violentate e migliaia di loro portano ancora i segni di quelle atrocità subite, ma sono riuscite a ricostruire le loro vite con molto coraggio e il piccolo Stato ruandese, oggi, ha ritrovato la propria pace.

Nel giorno delle celebrazioni del genocidio Ursula von der Leyen ha dichiarato: «Lodiamo il viaggio del Ruanda dall'oscurità alla speranza e dal dolore al progresso. È un esempio per il mondo». Negli anni Novanta, durante le guerre nei Balcani, nella sola Bosnia-Erzegovina furono compiuti circa 50.000 stupri di donne, uomini e bambini. Alcune donne furono addirittura detenute per mesi nei cosiddetti “campi di stupro”. In quell’occasione il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia diede vita, per la prima volta, ad un precedente importantissimo per il diritto internazionale: gli stupri di massa furono perseguiti come crimini di guerra ed emesse decine di condanne per violenza sessuale per quella guerra.

Anche nel 1999 durante il conflitto in Kosovo furono perpetrati circa 20.000 stupri e vari comandanti serbi hanno subito un processo al Tribunale dell’Aja. Stesse scene di violenza sessuale ripetute anche, più recentemente, in Ucraina da parte delle forze russe nei confronti delle donne ucraine alcune delle quali sono riuscite poi a scappare e portare le loro terribili testimonianze in ogni parte del mondo dove si sono rifugiate. Rapporti e resoconti dell’Onu riguardanti, invece, il conflitto israelo-palestinese definiscono lo stupro come metodo di tortura e parlano di prove “chiare” di violenze sessuali avvenute da parte dei miliziani di Hamas e della Jihad islamica sia durante l’attacco del 7 ottobre e sia contro gli ostaggi israeliani prigionieri. La maggior parte delle donne stuprate, dopo, sono state uccise. Tutto ciò è emerso anche dalle testimonianze diterroristi arrestati dall’esercito israeliano. Molte volte, però, come ha scritto su Haaretz Tanya Domi docente alla Columbia University ed ex capitano dell’esercito statunitense specializzata in materia, non sono state eseguite autopsie sui corpi delle vittime oppure non sono state raccolte prove di violenza sessuale utilizzando i kit di stupro. Ciò renderà più difficile ottenere giustizia, anche se già un gruppo di famiglie di ostaggi ha potuto presentare una denuncia per crimini di guerra contro i leader di Hamas che hanno dato gli ordini, visto che è problematico associare gli autori dei reati ai singoli crimini. È di vitale importanza che anche le donne vittime di violenza nelle guerre di Ucraina e di Gaza abbiano giustizia; giustizia che non potrà mai ridare loro quella parte di se stesse che è morta insieme alle migliaia di vittime delle due guerre, ma che ridarà loro la dignità. Queste donne che hanno avuto e avranno il grande coraggio di denunciare si accorgeranno che il proprio urlo di dolore, un giorno, non sarà cancellato ma placato da una condanna e, come è successo alle donne ruandesi, bosniache e kosovare, farà meno male.

© RIPRODUZIONE RISERVATA