Intelligenza artificiale, la sfida dei valori umani

di Fabio De Felice
Martedì 16 Aprile 2024, 23:30 - Ultimo agg. 17 Aprile, 06:00
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L'avanzamento tecnologico ha sempre perseguito un orizzonte lontano, un traguardo che sembra inarrivabile; eppure, infinitamente desiderabile: la creazione di un “essere umano artificiale”. Questa aspirazione, radicata nelle profondità della storia umana, ha trovato nella moderna intelligenza artificiale generativa un potente acceleratore.

La curva del progresso tecnologico, già insalita, ha visto la sua pendenza aumentare esponenzialmente, quasi come se la promessa di un futuro in cui umani e macchine convergono fosse sempre più vicina. Tuttavia, il progresso non ha mai avuto unsolo volto. Accanto all'ambizione di replicare e persino superare le capacità umane attraverso l'intelligenza artificiale, vi è un parallelo e non meno ardito obiettivo: rendere l'uomo stesso unamacchina più efficiente, resiliente e infallibile. Questa ricerca,intrapresa da molteplici discipline scientifiche, mira a trasformare l'essere umano, attraverso la biotecnologia, lamedicina avanzata, e la cybernetica,in un'entità superiore, capace di superare i limiti imposti dalla natura. Questo processo di “miglioramento” umano, purtroppo, non è esente da complicazioni.L'era digitale, con il suo diluvio di informazioni e la preminenza dei socialmedia, ha portato a una omologazione culturale senza precedenti.

Questa massificazione, accompagnata da un declino del pensiero critico, sta modellando una società incui l'individualità si dissolve inun mare di condivisibilità e approvazione collettiva. Questo fenomeno, apparentemente distante dalla sfera tecnologica, è in realtà strettamente connesso: la tecnologia, che promette di renderci più simili alle macchine, è la stessa che, attraverso i social media, sta omogeneizzando i nostrimodi di pensare e di essere. Difronte a questa duplice evoluzione, il panorama che emerge è radicalmente diverso da quello tradizionalmente immaginato. Non più una singola curva che si inerpica verso l'asintoto diun uomo artificiale, ma due traiettorie convergenti: da un lato, l'umanità che si trasforma, diventando sempre più simile allemacchine che aspira a creare; dall'altro, la tecnologia che si “umanizza”, acquisendo capacità e modalità di pensiero sempre più raffinate.

La prospettiva di queste due curve che si incrociano pone interrogativi fondamentali sulla natura del progresso e sulfuturo dell'umanità.

La domanda cruciale, quindi, non è tanto se questa convergenza sarà tecnologicamente possibile, ma piuttosto quale sarà il suo impatto sul concetto stesso di umanità.Che tipo di esistenza ci attende inun mondo in cui le distinzioni tra umano e artificiale si sfumano? La promessa di un'esistenza migliorata, liberata dalle fragilità e dalle limitazioni umane, porta con sé la prospettiva diuna felicitàmai raggiunta prima? O si rischia, al contrario, di perdere di vista ciò che rende veramente preziosa la vita umana: la sua imprevedibilità, la sua imperfezione, la sua capacità di amare, soffrire, e sognare? Queste domande aprono scenari complessi,in cui la tecnologia, l'etica, la filosofia e l'antropologia si intrecciano.

La sfida che ci attende non è solo tecnologica,ma profondamenteumana: comprendere fino a che punto vogliamo e possiamo modellare il nostro futuro, senza perdere ciò che ci rende essenzialmenteumani.In questo contesto,il progresso non può essere valutato solo in termini di efficienza o capacità produttive; deve essere considerato anche alla luce del suo impatto sul benessere emotivo e spirituale dell'individuo. In questo viaggio verso un orizzonte dove i confinitra essere umano e macchina diventano sempre più sfumati, è cruciale non perdere di vista l'importanza delle nostre radici umane, dei nostri legami affettivi, delle nostre esperienze uniche che ci “definiscono”.

Apriamo le porte alla possibilità di riscoprire ciò che veramente conta per noi come esseri umani.In questa prospettiva, la convergenza tecnologica diventa un'opportunità per riflettere sui valori fondamentali che vogliamo preservare e trasmettere alle generazionifuture. Potremmo scoprire che la vera essenza della felicità non risiede nell'eliminazione delle nostre imperfezioni onell'aspirazione a una efficienza sovrumana, ma piuttosto nell'accettazione della nostra vulnerabilità come parte integrante della nostra umanità

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