L’anatra zoppa dei populisti

di Corrado Castiglione
Venerdì 27 Maggio 2016, 02:31
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Le parole di Matteo Brambilla sgomberano il campo dagli equivoci: nella corsa a Palazzo San Giacomo il fronte populista è spaccato. Sul tappeto non esiste alcuna ipotesi di desistenza, di apparentamento, tantomeno di intesa fra Arancioni e Cinque Stelle, né adesso e neppure all’eventuale ballottaggio. Si dilegua così la prospettiva che pure a tratti il sindaco Luigi de Magistris aveva lasciato intravedere: l’ultima volta in occasione della sortita in città di Beppe Grillo, dieci giorni fa. Una prospettiva diventata ancora più convincente qualche giorno dopo, quando i sondaggi di Repubblica confermavano il vantaggio del sindaco uscente ma aprivano il campo ai sospetti di una vittoria «zoppa» al primo turno, cioè senza premio di maggioranza. In quelle ore si era riaperto lo scenario per un accordo verso una maggioranza Arancione allargata agli M5S. 

Certo, si obietterà: è difficile stabilire quale sia il peso specifico delle parole di Brambilla, rispettabile e impegnato ingegnere ambientalista che ha militato a lungo nel popolo dell’uno-vale-uno e che soltanto due mesi fa - con 276 sì - ha strappato il lasciapassare per guidare la corsa degli M5S al Comune. Soprattutto: non è dato capire fino in fondo quanto possano pesare quelle parole all’interno di un movimento come quello dei Cinque Stelle orizzontale e con leadership variabili, dove non è detto che l’indicazione calata dall’alto sia recepita in automatico dai militanti.

Due interrogativi ai quali però la consolidata compattezza del popolo grillino e un minimo di logica politica possono offrire delle risposte abbastanza probabili, anzi pressocché certe: uno, è vero, l’ingegnere non è il leader dei Cinque Stelle in città ma indubbiamente Brambilla in questo momento ha il pallino in mano e l’esito della partita per la sua squadra dipende soltanto da lui; due, è legittimo ipotizzare che nessun elettore sia tanto folle da praticare il voto disgiunto a beneficio di de Magistris, che avrebbe il duplice negativo effetto di compromettere seriamente le chances di elezione dell’aspirante consigliere comunale per il quale si esprime la preferenza e - molto più - di depotenziare la prospettiva per un eventuale negoziato in vista del ballottaggio. Ergo: l’elettore grillino non mollerà proprio ora il suo candidato a sindaco.

Si fanno dunque più chiari i contorni della disfida complessiva: sono entrambi spaccati i due fronti, quello dei populisti e quello dell’area per anni confinata nel recinto del bipolarismo. Sempre che il paragone non risulti offensivo o riduttivo. È come se ci si trovasse di fronte a due semifinali: i vincitori si giocheranno la finalissima al ballottaggio.
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