Mattarella vola in Cina, ma crescono i timori per la legge elettorale

Mattarella vola in Cina, ma crescono i timori per la legge elettorale
di Paolo Cacace
Lunedì 20 Febbraio 2017, 22:49
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 Ore intense e piuttosto concitate quelle vissute da del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, prima d’imbarcarsi ieri sera sull’aereo diretto a Pechino per l’importante missione di sei giorni in Cina. Il capo dello Stato si è diviso tra l’esame dei numerosi dossier italo-cinesi e lo sguardo preoccupato a quanto è accaduto e sta accadendo sullo scenario politico nazionale. Sul primo punto il pensiero di Mattarella è abbastanza chiaro. Egli è convinto che il viaggio in quattro tappe (Pechino, Shanghai, Chongqing e Xian) rappresenti «una grande opportunità per il rilancio del sistema Paese», significativa soprattutto in questo momento in cui i rapporti economici con l’amministrazione Trump appaiono incerti non solo per l’Italia ma per l’intera Unione europea. Certo, il clima di fibrillazione interna, con l’ormai quasi inevitabile scissione nel Pd, non aiuta a dare quel connotato di stabilità politica basilare per attrarre investimenti. Ma sulla «questione Pd», il riserbo del Colle è totale. Mattarella interverrà soltanto se e quando la situazione lo richiederà sotto un profilo istituzionale. Sull’eventualità di un voto anticipato resta la pregiudiziale quirinalizia dell’«armonizzazione» delle leggi elettorali di Camera e Senato. Ma non c’è dubbio che, con un divorzio definitivamente sancito tra i dem, anche il percorso di una nuova legge elettorale rischia di complicarsi ulteriormente poiché si aggiungerà un soggetto politico alle trattative in sede parlamentare (un gruppo che per le sue dimensioni avanzerà verosimilmente opzioni iperproporzionaliste). Inoltre - mentre non è ancora chiaro se la formazione dei nuovi gruppi parlamentari della “Cosa rossa” richiederà o meno un altro voto di fiducia e un passaggio del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al Colle - è evidente che le tensioni tra la maggioranza renziana e la minoranza uscita dal Pd rischiano di ripercuotersi sulla tenuta del governo e potrebbero aprire le porte a elezioni anticipate. Insomma, il «casus belli» di un voto suscettibile di provocare la caduta dell’esecutivo potrebbe avvenire in qualsiasi momento. Naturalmente l’auspicio del Colle è che prevalga in tutti gli attori politici il senso di responsabilità. Né va dimenticato che proprio in Cina, Mattarella illustrerà il ruolo dell’Italia alla guida del G7 e nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non sarebbe il massimo se nel frattempo il governo in carica fosse sfiduciato in seguito alla scissione consumata nel principale partito della maggioranza che regge l’esecutivo presieduto da Gentiloni.
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