«Torni a scuola, noi mobilitati
per aiutare lei e la famiglia»

«Torni a scuola, noi mobilitati per aiutare lei e la famiglia»
di Alessandro Napolitano
Martedì 27 Settembre 2016, 23:19
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Pozzuoli. Fino a pochi giorni fa era il banco al quale era seduta, ora è vuoto. Lei, la protagonista del video hard finito nella grande trappola della rete internet, nella sua scuola non viene per ora. Eppure dalla scuola parte un appello della dirigente e della professoressa: «Torna, ti aspettiamo. Il tuo posto è qui, tra i tuoi compagni e le tue compagne. Ti saremo vicini. È un momento, in ogni caso passerà e abbiamo gli strumenti giusti per aiutarti».

L’ultima volta che la ragazza ha varcato la soglia è stato venerdì scorso. Poi la vergogna, l’imbarazzo, forse anche la rabbia per l’impotenza di fronte a quella macchia che ha cominciato a espandersi sempre più passando da internet ai sussurri e alle voci pettegole delle strade e delle piazze. Quel filmino, girato in un momento di intimità con l’uomo che aveva in mano il telefonino, ha superato anche il già labile confine di Whatsapp. Ed ora è su internet, a disposizione di chiunque. Nulla ha fermato chi lo ha pubblicato sul web, nemmeno la tragedia di Tiziana Cantone, impiccatasi dopo non essere riuscita a bloccare il suo video diventato anche un «tormentone».

Battute e parodie finite su ogni canale, dai social a Youtube. Fin troppo prevedibile che anche il video della giovane di Pozzuoli prendesse la stessa strada. Eppure, nella scuola che la 19enne frequenta, c’è solo voglia di riabbracciarla. Ad iniziare dalla dirigente scolastica, anni di esperienza al vertice di molte strutture della provincia e per nulla moralista. «Non vogliamo altro che ritorni qui - dice - la accoglieremo a braccia aperte e sapremo come fare».

Preside, come ha saputo della vicenda?

«Vede, questa è una città di 80mila abitanti, ma è anche vero che ci si conosce tutti, come in un piccolo paese. Sabato scorso ho sentito parlare di questa storia ed ho sperato non si trattasse di una studentessa della mia scuola».

Poi?
«Purtroppo, poi, ne ho avuto conferma lunedì».

Cosa può fare la sua scuola per agevolare il ritorno della ragazza?

«Innanzitutto c’è da prendere in considerazione un affiancamento psicologico. Ne abbiamo di esperti a disposizione che potrebbero aiutare non solo lei, ma anche i suoi familiari».

La preside sottolinea la parola famiglia. La professoressa che la conosce bene va a fondo della questione: «Sì, sappiamo da tempo che la sua condizione di famiglia e i rapporti con in congiunti sono difficili. Questo sicuramente ha influito. La giovane spesso si è assentata, anche negli anni passati. Ma poi è sempre ritornata». Ma resta centrale una domanda: che atmosfera la ragazza ha trovato nella scuola dopo che il caso si è ingigantito a dismisura? «Devo essere sincera, c’è molta tranquillità - risponde la preside -. Non ci sono stati commenti o battutacce da parte di nessuno. Se dovesse tornare troverebbe lo stesso ambiente di sempre, non è cambiato niente».

Ma in passato come è stata la vita della ragazza nell’istituto? Ha mai mostrato segni di insofferenza, si è mai comportata in modo strano?

«No, una ragazza come tante altre. Tra l’altro non particolarmente vistosa, solo un po’ più grande di età degli altri», confermano la dirigente e la prof. Eppure, da alcuni post apparsi su Facebook c’è chi ha voluto rimarcarne il contenuto che oggi va sotto l’etichetta di cyberbullismo. Potrebbe accadere anche in questa scuola?
«Di casi del genere non ne abbiamo solo noi, ma tutte le realtà scolastiche. Però siamo stati sempre pronti ad arginarli in tempo. Anche con l’aiuto delle famiglie», incalza la dirigente. E la professoressa incalza: «Devono essere coinvolti anche i familiari e sono soprattutto i genitori che devono essere consapevoli a cosa possono vanno incontro i loro figli, ad esempio su internet. Devono controllare di più, a costo di mettere a rischio la privacy dei giovanissimi, soprattutto se minorenni. Si inizia da qui». In classe si è parlato del caso? «No - ribatte la professoressa - e pare che nemmeno agli altri compagni importi più di tanto. C’è da dire che tra lei e gli altri ci sia anche una differenza di età che in qualche modo influisce». C’è chi ha raccontato che la 19enne si sia resa protagonista di atti di autolesionismo. La preside però smentisce. «Assolutamente no, sarebbero stati visibili. Anche se spesso, soggetti con simili problematiche, tendono a celare eventuali ferite. Non abbiamo mai visto nulla del genere. Ce ne saremmo accorti». Dunque, la scuola attende solo rientro della studentessa. «La attendiamo, noi siamo qui e pronti a tutto. Non perda altro tempo». Eppure, della 19enne non si hanno più notizie dallo scorso fine settimana. L’uomo che ha girato il filmino ha raccontato alla polizia di aver subito un’intromissione abusiva al suo cellulare, quello utilizzato appunto per il video. Non sarebbe stato lui, a suo dire, il primo a far circolare il file, dice. Chi, allora? Ad indagare c’è il commissariato di Pozzuoli che ha da subito lavorato sul materiale inviato dalla polizia postale di Milano. Da qui, infatti, è partita la prima denuncia. A firmarla la blogger Selvaggia Lucarelli, nei confronti di un altro giovane che aveva pubblicato su Facebook un post di scherno sui contenuti del video e della sua protagonista.
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