Tweet da Verona: siamo tutti con Sarri

di Francesco De Luca
Domenica 19 Febbraio 2017, 23:21
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Tre gol (con impensabili brividi negli ultimi 15’) e due messaggi da Verona. Per sintetizzare, siamo tutti Sarri: questo il senso dello striscione, offensivo, esposto a Verona contro De Laurentiis e del tweet scritto da Reina per esaltare il gruppo, fotografato negli spogliatoi dopo la vittoria sul Chievo.

È la risposta, di cui il tecnico non dubitava conoscendo l’integrità di questa squadra e l’attaccamento non formale nei suoi confronti (e il messaggio di Reina è stato diffuso da molti altri azzurri sui loro profili social), dopo la durissima polemica innescata dal presidente negli spogliatoi del Bernabeu. Quelle parole non hanno avuto un effetto deflagrante all’interno del Napoli, probabilmente perché a certi sfoghi da tifoso del patron i giocatori hanno fatto un po’ l’abitudine. Si capirà nelle prossime settimane se vi sono i margini per la riconciliazione tra De Laurentiis e Sarri, che peraltro almeno pubblicamente non ha mai attaccato il datore di lavoro, quel presidente che a lui - tifoso azzurro da bambino - ha concesso di realizzare il sogno di allenare la squadra del cuore. Che, intanto, ha messo da parte il patron ed è arrivata alla sedicesima vittoria in 25 partite e a quota 60 gol in campionato, tuttavia con un inalterato distacco dalla Juve e dalla Roma, la prima e la seconda in graduatoria, che in scioltezza sui loro campi hanno piegato le debolissime resistenze di Palermo e Torino. La volata Champions, anche se sempre più dura, prosegue.

Siccome a Sarri le polemiche sembrano interessare poco (ma l’accusa di De Laurentiis lo ha molto ferito), si può parlare della partita di Verona. Che il Napoli ha dominato ma con un batticuore finale, in parte attribuibile alla buona mossa di Maran di inserire l’ex azzurro de Guzman per dare più peso alla manovra offensiva. C’è stato l’ennesimo cedimento della difesa, stavolta provocato da una leggerezza di Koulibaly, che voleva respingere in acrobazia il pallone e ha invece spianato la strada a Meggiorini. Prima, solo Napoli, tanto e bel Napoli, con i triangoli perfetti e i gol da applausi; con un azzurro (anzi, un “blanco”, perché la scaramanzia va rispettata) superiore ad altri e non soltanto per una questione di cazzimma: Insigne è cresciuto tanto sotto la gestione Sarri, è diventato più essenziale e umile, disposto a coprire e bravo a inserirsi negli spazi, senza sovrapporsi ad Hamsik. Quella sofferenza finale è stata causata da un calo fisico, perché Sarri aveva operato inizialmente il turnover ma ad esempio a centrocampo è stato quasi subito costretto a reinserire Zielinski (bravissimo e gran gol) e quindi in campo si sono ritrovati quasi tutti quelli che avevano giocato quattro giorni prima a Madrid, compreso Milik, che ha fatto ottimi 20’, dimostrando - a dispetto di quattro mesi di inattività - di essere più avanti rispetto a Pavoletti, tuttora corpo estraneo, poco cercato dai compagni e poco mobile. Sarri non ha schierato l’ex genoano per accontentare De Laurentiis, ma per verificare lo stato di forma di questo attaccante che è stato preso come alternativa al polacco. Il suo rodaggio non è andato bene, quello di Arek sì. Si avvicinano le sfide con Juve (semifinale di Coppa Italia), Roma (match per il secondo posto) e Real Madrid (seconda sfida Champions) e lui ci sarà per tentare i tre colpi. Intanto, il prossimo turno di campionato può consentire al Napoli di compiere uno scatto in classifica: al San Paolo sabato arriva l’eccellente Atalanta, però la Roma dovrà giocare domenica sul campo dell’Inter rivitalizzata da Pioli. E, a proposito dell’effetto taumaturgico degli allenatori, complimenti al sessantanovenne Zeman: esordio con 5 gol a Pescara. Non basteranno per salvare gli abruzzesi, alla prima vittoria sul campo in campionato, ma ci regalano un sorriso.

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