Matrimonio negato a Napoli: il prete vieta
alla sposa di avere accanto a sè il cane

Matrimonio negato a Napoli: il prete vieta alla sposa di avere accanto a sè il cane
di Alessandra Chello
Venerdì 10 Febbraio 2017, 10:03 - Ultimo agg. 11 Febbraio, 13:41
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Il fatto è questo: una promessa-sposa esprime il desiderio di poter avere accanto nel giorno del matrimonio, l'affetto più caro: il proprio cane. Ma Franco Rapullino,  parroco della chiesa napoletana di San Giuseppe a Chiaia, non ci ha pensato neanche un istante. E ha bocciato in pieno, inorridito, la richiesta della ragazza. 
«Non posso dire cosa ho risposto - racconta il sacerdote che ha pure reso pubblico l'episodio nel corso di una omelia domenicale - diciamo solo che dopo mi sono dovuto confessare. E non credo proprio che quelle persone, una madre con sua figlia, torneranno nella mia chiesa. Non sono stato diplomatico nel dire no».

Ma Sant'Antonio non era il protettore degli animali domestici tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale con una campanella al collo? E San Francesco che parlava ai lupi e agli uccelli?   

“Gli animali sono la parte più piccola della Creazione divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo” diceva Papa Paolo VI. “Uomo, vegetali, animali siamo tutti nella stessa barca; non si tocca l’uno senza che a lungo andare non si danneggi l’altro” aggiungeva Papa Luciani. “E’ urgente seguire l’esempio del povero di Assisi e abbandonare sconsiderate forme di dominio, cattura e custodia verso tutte le creature” amava ripetere Papa Giovanni II.

Ora, tornando al caso-Rapullino, non essendoci una regola fissa tant’è che molti preti permettono l’ingresso ai cani - e moltissimi organizzano anche benedizioni di gruppo dai criceti ai pesci rossi proprio nel giorno di Sant'Antonio - il parroco si trova in un certo senso a casa sua, e ha il diritto di decidere chi ci può entrare e chi no. Solo che quella è anche la casa di Dio che sull'argomento-animali deve per forza avere idee ben precise essendo tutte creature sue.  

Sinceramente non si riesce a capire dove stia la mancanza di rispetto nell’entrarci con un cane tranquillo ed educato. Forse l'unica che viene in mente è quella di essere...un cane.
Allora quando entra in chiesa un assassino o un pedofilo, un ladro, uno spacciatore, cosa dovremmo fare? Cacciarlo a pedate? Invece no. Perché si parte dal presupposto che ci possa entrare “per chiedere perdono a Dio”. E siccome Dio è misericordioso e il suo perdono non lo nega mai, le porte della sua casa non si chiudono in faccia a nessun umano. Ai cani invece sì. Sarà. Ma i cani non hanno niente da farsi perdonare.

A proposito. Dopo qualche ora dall'uscita della notizia, il parroco della chiesa di Chiaia affida un chiarimento a una nota dell'Ansa nella quale afferma la sua ammirazione dell'opera di Dio nel Creato, regno animale compreso. Il solo disappunto? La richiesta "eccentrica" della giovane di entrare in chiesa accompagnata dall'amico fedele. Chissà: forse una piccola mediazione tra i diversi punti di vista avrebbe risolto una sconcertante querelle.
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