«Sforzarsi», «insistere» e «tenere alta l’attenzione». Fare di più, insomma. Applicando anche alla Africa, e ai tanti progetti a cui si è già dato il là per limitare le partenze, il «modello Caivano». Quando Giorgia Meloni termina la sua informativa in Cdm le valutazioni dei ministri vanno dalla «reprimenda» ad un «semplice punto della situazione», a seconda del grado di coinvolgimento dell’interessato. Quello che la premier ha voluto fare però - al di là dei toni «incisivi» utilizzati, per dirla come un suo fedelissimo - è stato ridare slancio a quella che considera «una rincorsa continua». E cioè al «metodo di lavoro condiviso» che si è dimostrato capace sia di «contrastare gli sbarchi sulle nostre coste», che di cooperare «per colpire la rete dei trafficanti» e «aiutare le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare», consentendo di ottenere quelli che la premier non fatica a definire «piccoli segnali di speranza». Un esempio? Il meno 41% che si legge alla voce “calo degli sbarchi” in relazione agli ultimi 4 mesi.
Il clima
Non a caso, al di là della forza dell’input meloniano e di una certa amarezza che è «la seconda parte» di quella già registrata durante la conferenza stampa di fine anno, il clima a palazzo Chigi viene descritto come «sereno».
Il modello
Tornando all’informativa, per capire a fondo le parole della premier, bisogna tenere a mente che della riuscita del Piano Mattei e della ridefinizione dei rapporti con l’Africa Meloni ne fa una questione di credibilità personale, convinta che questa possa essere la vera eredità da lasciare al Paese. Da qui lo sprone a «tutto il governo», poiché «quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un modello “Caivano” da proporre per il nord del continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica». L’obiettivo è «far sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà», a partire dal portare avanti quei tanti «tavoli ministeriali» prospettati nei settori della sanità, dell’educazione, dell’agricoltura, della giustizia, dello sviluppo economico o energetico.
La parola chiave è «insistere». Il riferimento alla cittadina campana non è infatti casuale, ma rimanda alle tante presenze del governo nel Parco verde, e alle tante iniziative intraprese da ogni singolo ministero. Come per Caivano, Meloni chiede di concordare le presenze sul territorio, «in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità». L’impulso, alla fine, è chiaro: «Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti e controlliamone l’esecuzione». In altri termini, si faccia in modo che tra quelli tutelati nel Continente vi sia anche «il diritto a non emigrare».