Ergastolo per Cosima e Sabrina
«Loro uccisero Sarah Scazzi»
Il fratello: ha ricevuto giustizia

Ergastolo per Cosima e Sabrina «Loro uccisero Sarah Scazzi» Il fratello: ha ricevuto giustizia
Martedì 21 Febbraio 2017, 08:45 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 09:42
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È stata letta questa mattina la sentenza per l'omicidio di Sarah Scazzi. Dopo la Camera di consiglio nella notte è arrivato il momento di mettere la parola fine al giallo di Avetrana. Confermato il carcere a vita per Sabrina Misseri e Cosima, cugina e zia accusate della morte della giovanissima Sarah avvenuta il 26 agosto 2010 ad Avetrana. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. Le due donne erano già state condannate in appello a Taranto il 27 luglio 2015: condannate all'ergastolo. Nel confermare gli ergastoli il collegio della Cassazione al termine della camera di consiglio ha leggermente ridotto, escludendo l'aggravante del numero di persone in concorso per la soppressione del cadavere di Sarah, l'isolamento diurno per Cosima e Sabrina. Confermate anche le condanne per Vito Russo e Giuseppe Nigro per favoreggiamento. «Sarah ha ricevuto giustizia». Questa la reazione del fratello della giovane vittima, Claudio, che ha aggiunto: «Mamma è giù, é stata informata, condivide questo pensiero, anche lei si é sempre affidata alla Procura».

Secondo la ricostruzione del delitto, lo zio della giovane vittima, Michele Misseri, avrebbe avrebbe aiutato moglie e figlia a nascondere il corpo senza vita. La I sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a otto anni nei suoi confronti per la soppressione del cadavere. La Corte ha poi ritoccato al ribasso di un anno la pena per il fratello di Michele, Carmine Misseri, riducendola a quattro anni e 11 mesi.

Il sostituto pg Fulvio Baldi  aveva sostenuto la colpevolezza delle imputate al di là di ogni ragionevole dubbio. «Sono convinto della ricostruzione colpevolista della sentenza d'appello», basata su elementi certi. I giudici tarantini, ha detto il rappresentante dell'accusa, «hanno fatto a meno» delle dichiarazioni e dei ripensamenti del contadino di Avetrana. «Sabrina - è la ricostruzione del movente secondo il magistrato - era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del Sud. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo». Sabrina, afferma ancora il pg, ha «il necessario cinismo», «il tipo di azione commessa è nelle sue corde». Quanto a Cosima, è mossa da una «partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia»: «il movente c'è ed è addirittura più consapevole di quello di Sabrina».

Secondo la difesa, rappresentata da Franco Coppi e da Roberto Borgogno, altro non era che un «errore giudiziario», come «spesso capita quando i processi si celebrano sotto gli occhi dell'opinione pubblica». L'arringa difensiva era partita dal principio che nel processo l'accusa si sia mossa in base a «un pregiudizio». Ma i giudici hanno confermato la condanna.