Genitori uccisi a colpi d'ascia,
gli studenti amavano giochi di guerra

Genitori uccisi a colpi d'ascia, gli studenti amavano giochi di guerra
di Rosalba Emiliozzi
Giovedì 12 Gennaio 2017, 08:38 - Ultimo agg. 09:13
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Pontelangorino (Ferrara) Due studenti, due amici per la pelle, quasi due fratelli. Cresciuti insieme a Caprile, altro micro centro a pochi chilometri da Pontelangorino, nella zona di Comacchio. Sedici anni, il figlio della coppia assassinata, un anno di più il compagno di lunghe notti passate davanti ai videogiochi nella camera da letto, ricavata in una piccola dependance dietro l'abitazione dei genitori assassinati. Un posto minuscolo, dove la vita di questi due «ragazzi tranquilli, normali», come provano a descriverli gli amici, passa da fiction a realtà.

«A loro piacevano soprattutto i giochi di guerra - racconta un ragazzo di 16 anni che li conosce bene e abita vicino alla villetta del delitto e quando dalla Tv sente parlare di colpi d'ascia riflette: C'è un videogioco dove si lanciano le accette». Nel piccolo bar di Pontelangorino, il club One, i ragazzi si incontrano sotto il tendone dove si parla e si fumano sigarette elettroniche. «Il sedicenne? Uno normale, questo è un paese in aperta campagna, ci conosciamo tutti, noi non siamo molto attaccati al telefono ma ci piace di più andare fuori, stare all'aria aperta, qui usciamo tutti insieme, noi di 16 anni usciamo con i ragazzi di 26, non succede ovunque, siamo pochi qui e stiamo tutti insieme».
Il baretto ieri pomerigigo era gremito di giovani. Tutti a guardare i collegamenti in tv e a parlare dei due amici, uno studente di Informatica, l'altro di un istituto professionale, dopo aver fatto elementari e medie insieme. Inseparabili, quasi simbiotici, ma solo profondi amici, insistono gli amici. «Qualcuno è venuto qui a dire che magari erano gay, non è così - dice un coetaneo - in passato entrambi avevano avuto la fidanzata». Ora no, erano single, se si può essere single a sedici anni. Come capita nei piccoli paesini, si va spesso a casa dell'amico, ci si passa anche la notte, in provincia, dove tutti si conoscono, è normale comportarsi come in una grande famiglia.

Qui al bar li hanno visti insieme tre giorni fa, sempre affiatati. Facevano una vita da ragazzi. «Il sedicenne è ragazzo tranquillo, non dava fastidio a nessuno» lo difende un altro amico. Giovaca a calcio ed era portiere in una squadra locale, amava i videogiochi con la play station e lo scooter. «Gli piaceva correre in pista e stava preparando lo scooter ma non ha fatto in tempo» aggiunge un altro.

Droga, spinelli, alcol? I ragazzi del bar non dicono nulla, non sanno più che non vogliono dire.
Un trenenne al bar, che li conosce bene, dice che il più grande, «il 17enne qualcosa secondo me usava, cosa non so, ma l'ho visto più di una volta su di giri». Ma nessuno conferma se non a mezza bocca. Tutti però sono concordi nel dire che i due ragazzi non vivevano in un mondo reale, il sedicenne aveva perso interesse per la scuola di Informatica, spesso dormiva in classe e i risultati a scuola era deludenti tanto che la mamma gli aveva tirato un paio di ceffoni. «Schiaffi istruttivi - ribatte un altro amico - non si uccide per questo».
Gli amici del bar dicono anche che usava poco Facebook: «Non voleva mettersi in mostra». «Hanno fatto una cosa orribile, sul momento abbiamo pensato a una rapina ma mai a una cosa così, e ora devono pagare per quello che hanno fatto» dicono gli amici.

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